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Taranto, parte la procedura per la rimozione del mercato ittico galleggiante 14 anni dopo l'affondamento

 
Redazione online

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Taranto, parte la procedura per la rimozione del mercato ittico galleggiante 14 anni dopo l'affondamento

Addio al mercato ittico galleggiante

L'intesa tra Prefettura e Provincia anche sulla bonifica delle aree non pavimentate del cimitero di San Brunone

Mercoledì 23 Febbraio 2022, 14:57

TARANTO - Il mercato ittico galleggiante di Taranto è stato completato nel 2004 e avrebbe dovuto rappresentare un’opera iconica per la città dei  Due Mari, da sempre eccellenza nazionale nella produzione di cozze. Purtroppo, già un anno dopo la sua realizzazione, l’opera si rivelò inidonea ed iniziò ad affondare. Cosa realmente avvenuta nel 2008. A distanza di ben 14 anni, per il completamento della rimozione e smaltimento della struttura calata a picco, è stata raggiunta una intesa tra il prefetto di Taranto Demetro Martino e il presidente della Provincia Giovanni Gugliotti. L’accordo (riguarda anche la bonifica delle aree non pavimentate del cimitero di San Brunone in Taranto) prevede una nuova gara per la quale ci si potrà avvalere delle strutture tecnico amministrative dell’ente. L'iniziativa si è resa necessaria a seguito della cessazione di operatività della struttura Investitalia che aveva fornito analogo supporto tecnico-amministrativo per la ripresa delle attività dopo un periodo di sospensione dei cantieri aperti dall’ex commissario Vera Corbelli.


Per quanto riguarda il primo intervento, il responsabile unico del procedimento (Rup) dovrà espletare gli adempimenti formali per la conclusione del procedimento amministrativo, considerando che i lavori di rimozione del Mercato Ittico Galleggiante sono già stati conclusi nello scorso mese di dicembre. Più complessa invece è - è riportato in una nota del prefetto - la situazione delle bonifiche nel cimitero San Brunone per cui è necessario indire una nuova gara per l’affidamento dei lavori come previsto dal decreto commissariale del 6 maggio 2021. La precedente aggiudicazione era stata infatti annullata in autotutela a seguito di un parere reso dall’Anac e della valutazione espressa dal precedente Rup circa la sussistenza di profili di illegittimità nella procedura di appalto. Contro il decreto di annullamento dell’aggiudicazione, la società affidataria dei lavori aveva proposto ricorso al Tar di Lecce che lo ha rigettato con sentenza del 2 dicembre scorso.

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