TARANTO - Uno si dichiara estraneo, l’altro è rimasto in silenzio. Ieri l’interrogatorio dei due fermati per l’omicidio di Graziano Rotondo, l’uomo di 39 anni trovato senza vita nello scantinato di una palazzina di via Machiavelli al quartiere Tamburi nella notte tra mercoledì e giovedì scorsi. Il giudice deciderà nelle prossime ore sulla convalida del fermo. Vincenzo Balzo, 40 anni, alias «Sceriffo Kid», ritenuto dalla polizia ai vertici della piazza di spaccio delle così dette “case parcheggio”, ha respinto ogni accusa, rispondendo per circa due ore alle domande del giudice Francesco Maccagnano e del pubblico ministero Marzia Castiglia. Abita nella palazzina sopra al locale dove è stato trovato il cadavere ma ha spiegato di non essersi mai mosso da casa, dove era agli arresti domiciliari. Ha aggiunto di non essere a conoscenza delle armi e della droga trovate dagli investigatori e che agli scantinati si può accedere da tutte e tre le palazzine che compongono il comprensorio, circa 36 appartamenti.
Suo cognato, Carmelo Nigro, 32 anni, ha preferito avvalersi della facoltà di non rispondere. Entrambi sono difesi dagli avvocati Salvatore Maggio e Gaetano Vitale che si sono opposti alla convalida del fermo e all’applicazione di una misura cautelare, sostenendo la mancanza di gravi indizi di colpevolezza.
La procura ha affidato al medico legale Marcello Chironi l’esame sul corpo della vittima. Le operazioni peritali sono state seguite anche dai legali che assistono i familiari di Rotondo, avvocati Rosario Orlando e Maria Giovanna Galatone.
Dai primi accertamenti sul corpo è emerso che l’omicidio è stato compiuto con particolare efferatezza. C’è stata prima una colluttazione, durante la quale Rotondo è stato colpito al capo probabilmente con un martello e poi è stato esploso un colpo di pistola al torace che non gli ha lasciato scampo.
Maggiori elementi potrebbero arrivare dal test del guanto di paraffina eseguito su entrambi gli indagati per verificare se hanno usato armi da fuoco nelle ultime ore.
Mercoledì sera Rotondo ha telefonato al fratello dicendo di essere inseguito e di trovarsi alle “case parcheggio”. Il fratello della vittima ha fermato una pattuglia della polizia ma quando agenti e vigili del fuoco sono arrivati nello scantinato era ormai troppo tardi. Balzo e Nigro sono stati fermati dai poliziotti poco dopo. Erano a casa a farsi la doccia. Nigro aveva anche lesioni alla testa, per gli investigatori un evidente segno di colluttazione.
Nello scantinato dell’orrore, in due momenti distinti, gli agenti hanno trovato un vero e proprio arsenale: 11 pistole, alcune chiuse in cassaforte cementate nel terreno (due erano sporche di sangue), un coltello, tre chili e mezzo di eroina e due chili e mezzo di cocaina, oltre a 200 dosi già confezionate. La droga era nascosta all’interno di tubi fognari in disuso o in nicchie scavate appositamente. Non è stato facile per gli agenti avventurarsi negli impervi cunicoli sotto le fondamenta dello stabile di via Machiavelli.