TARANTO - «Le risorse che arriveranno dall’Europa dal Recovery Fund devono essere usate per la riconversione economica di Taranto», lo dichiara la candidata presidente del M5S alla Regione Puglia Antonella Laricchia. «Lo dobbiamo ai tarantini - prosegue - che da anni pagano per le scelte disastrose dei Governi precedenti che li hanno costretti a scegliere tra lavoro e salute. Un futuro diverso è possibile, come ha già dichiarato il ministro Patuanelli, che incontrerò assieme ai parlamentari pugliesi per ribadire ancora una volta la richiesta dei cittadini e dei sindaci dell’area industriale di crisi complessa di Taranto: l’accordo di programma per il futuro dell’ex Ilva, come è stato fatto a Trieste e Genova».
Secondo Laricchia, «una parte dei fondi del Recovery Fund va impiegata non solo per la chiusura dell’area a caldo ma anche per la realizzazione di interventi di bonifica e risanamento dell’area dismessa e per l’avvio di un piano industriale per il consolidamento delle lavorazioni a freddo, assicurando al contempo la tutela dei livelli occupazionali.
«Condividiamo pienamente le richieste della candidata M5S alla presidenza della Regione Puglia, Antonella Laricchia, sull'impiego del Recovery Fund per la riconversione economica di Taranto. Già il ministero dello Sviluppo economico guidato dal Ministro Stefano Patuanelli, sposando la nostra tesi sulla chiusura dell’area a caldo, ha indicato nelle ultime ore una strada ben delineata». Lo affermano in una nota i parlamentari pugliesi del M5S, secondo i quali «sulla scia di questo percorso si potrebbe utilizzare una parte dei soldi del Recovery Fund per dare motore alla riconversione economica del territorio di Taranto: su questo punto chiediamo al Governo e al Parlamento convergenza e confronto. Taranto puó diventare un esempio per tutto il Paese instradandosi verso la creazione di un hub dell’idrogeno verde che, vogliamo sottolineare, non è assolutamente legato alla produzione dell’acciaio».
Questa precisazione «segue - aggiungono i parlamentari - un filo logico perché ad oggi non esistono impianti a idrogeno che siano capaci di produrre milioni di tonnellate di acciaio l'anno. Sulla decarbonizzazione totale di cui ha parlato il Ministro Patuanelli non crediamo, poi, ci sia stata totale comprensione, perché quello di cui parla il Ministro non è nient'altro che la chiusura dell’area a caldo. La decarbonizzazione totale significa che il processo produttivo non può prevedere la presenza di carbonio, anche di quello contenuto nel gas».