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Mittal Taranto, il sindaco: «Sì ad una fabbrica più piccola, moderna e sicura»

 
Redazione online

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Per questo, ha spiegato il primo cittadino Rinaldo Melucci, serve «un ampio accordo di programma»

Martedì 09 Giugno 2020, 12:38

TARANTO -  «Quando dico che ci vuole anche coraggio dico al governo di ragionare su un’Ilva più piccola, più moderna, più sicura, costi quel che costi. Non è una questione di trovare un equilibrio sugli esuberi, su quanto acciaio produciamo, su quale tipo di Aia applichiamo, altrimenti la relazione con la comunità non si svolgerà mai in maniera ideale».

Lo ha detto il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, parlando della vertenza del siderurgico ArcelorMittal.

«Solo due giorni fa - ha aggiunto - il vicepresidente della Commissione europea Timmermans ha detto che i fondi per la transizione giusta, centinaia di migliaia di euro per Taranto e per il Sulcis, sono destinati proprio a questa conversione. Ecco perchè proponiamo un accordo di programma all’interno del quale tenere le parti sociali e utilizzare i fondi europei per realizzare altre attività produttive sul territorio e riqualificare e ricollocare anche nel ciclo delle bonifiche quei lavoratori eventualmente in esubero». Secondo Melucci, «quello di Mittal non è un piano, è un alibi, una provocazione per andar via. Io credo che il governo abbia legittimamente la necessità di valorizzare quegli asset per eventuali altri privati che potrebbero associarsi all’azione dello Stato nei prossimi mesi. L’accordo che ha posto fine al contenzioso giudiziario ha a novembre una scadenza naturale, quella del pagamento di una penale di 500 milioni nel caso Mittal volesse andar via. Credo che da qui a novembre dobbiamo avere la capacità di governare la dinamica e sederci a un tavolo per ragione del futuro».

Un futuro, ha concluso, che «non può essere un’Ilva da 8-10 milioni di tonnellate d’acciaio, un’Ilva con il ciclo integrale, un’Ilva con tutta quella occupazione, con rapporti così deteriorati con la città e l’indotto. Spero che da qui a novembre, al di là della contingenza che il governo ha da gestire, si trovi un tavolo di concertazione molto ampio». 

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