«La invitiamo a tenere fede alle sue ultime dichiarazioni in merito alla devastante situazione sanitaria procurata dall’insopportabile inquinamento industriale, a battersi con ogni mezzo per la dignità che deve essere garantita a tutti i cittadini della Repubblica italiana in egual misura, a pretendere la chiusura dell’area a caldo, a pretendere soddisfazione per dipendenti dell’acciaieria e cittadini della nostra provincia». Lo scrivono le associazioni Genitori tarantini Ets, LiberiAmo Taranto, Comitato Quartiere Tamburi, Donne e Futuro e singoli cittadini in una lettera aperta al sindaco di Taranto Rinaldo Melucci con la quale si chiedono interventi di tutela della salute pubblica per fronteggiare le emissioni dello stabilimento siderurgico ex Ilva, ora ArcelorMittal.
«Le preoccupanti notizie che giungono dall’Arpa Puglia - aggiungono - certificano la violazione dei limiti di legge delle emissioni convogliate del camino E312, il più grande d’Europa, senza tener conto delle emissioni diffuse e fuggitive (non misurabili perché non dovrebbero proprio esserci) che già portarono, nel luglio del 2012, la Magistratura a un sequestro senza facoltà d’uso degli impianti. Questo è motivo di forte preoccupazione per i danni all’ambiente e alla salute dei cittadini che lei è chiamato ad amministrare nella migliore maniera possibile e nell’interesse della collettività».
Le associazioni ricordano la petizione «Chiudiamola qua" firmata da centinaia di cittadini e consegnata un anno fa. "Restiamo in attesa di risposte ma ci sembra superfluo ricordarle - concludono - che tra i principali e primi doveri di ogni sindaco vi è la tutela della salute pubblica e nessuna immunità può proteggere qualsiasi primo cittadino in caso di malsana gestione di questo dovere. La invitiamo sindaco a intraprendere un nuovo corso che veda finalmente la bellezza prevalere sulle brutture, la salute sulle malattie, la vita sulla morte»