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Autismo, a Bari l’inclusione tra caffè e biscotti: la storia di Matteo, assunto in un bar

 
rita schena

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Autismo, a Bari l’inclusione tra caffè e biscotti: la storia di Matteo, assunto in un bar

La misura del Comune «D_Bari» ha permesso la realizzazione di nove laboratori che hanno coinvolto 7 ragazzi con disabilità intellettiva e psicomotoria

Sabato 24 Maggio 2025, 11:30

BARI - «Noi puntiamo a fare inclusione concreta». Lo dice con orgoglio Oronzo Prudente, Ronni, proprietario del bar bistrot Le Plaisir: questa estate a partire dal primo luglio Matteo entrerà a far parte del suo team di lavoro almeno per il periodo estivo. E Matteo è un ragazzo incredibile: nonostante una disabilità di spettro autistico, a giugno affronterà gli esami di stato all’Istituto alberghiero Majorana e poi inizierà il suo percorso di lavoro.

«Con il mio consulente del lavoro era da tempo che cercavamo una maniera per organizzare qualcosa di concreto, un progetto che permettesse a uno o più ragazzi con disabilità a mettersi alla prova qui da noi. Poi ho intercettato la misura D_Bari del Comune e questo mio desiderio ha trovato la chiave per essere realizzato», spiega Ronni.

Una occasione che ha permesso a 7 ragazzi e ragazze con disabilità intellettiva e psicomotoria di seguire ben 9 laboratori, da come preparare e servire al bar, alla preparazione di biscotti, dolci e prodotti salati. L’ultimo si terrà lunedì prossimo 26 maggio a conclusione di un arco di impegno iniziato lo scorso ottobre.

«A me piace poter tendere una mano. Sono processi di avvicinamento che arricchiscono più me che le persone più fragili. La mia non è una elemosina. Accogliere ragazzi con disabilità, o in stato di fragilità, significa dar loro una opportunità che poi dovrebbe essere un loro diritto. E poi Matteo è unico. Ma prima deve concludere la scuola, giusto Matteo?», sottolinea Ronni rivolgendosi a Matteo.

E Matteo ha le idee ben chiare: «Io sono molto fiero per come Ronni mi tratta. Ho imparato a fare i biscotti e il caffè. E sì, prima farò l’esame di stato. Ieri ho superato l’ultima interrogazione di economia aziendale. Mi piace servire al bar e faccio dei biscotti buoni. E poi sarebbe bello se qui arrivasse anche un pianoforte, così posso suonare per i clienti...».

Matteo non ha ancora iniziato a lavorare e già si proietta nel futuro. Attorno al tavolo i presenti sorridono per il suo entusiasmo.

«C’è una idea che ho sempre avuto come imprenditore e uomo – sottolinea Ronni con serietà -: ogni persona ha il suo valore nel mondo e nel lavoro. Il mio obiettivo è sempre stato focalizzato sul concetto di inclusione. Una volta individuate le competenze basta creare le opportunità e gli incastri giusti. Per ora è Matteo con i due mesi estivi, poi vediamo. Qui per loro la mia porta è sempre aperta».

«Noi ce la faremo. A noi piacciono le sfide. Il futuro non è solo dei migliori, anche di chi sa accettare le sfide e fare del suo meglio. Giusto Matteo?», lo stuzzica Ronni. «Giusto», annuisce Matteo con serietà.

E la porta aperta a Le Plaisir è anche grazie ad un team specialissimo.

«Qui ci sono persone che collaborano in un microsistema privo di barriere e questo non è facile da trovare – conferma Walter Albrizio, presidente di “Strada facendo aps”, che ha affiancato Ronni nello strutturare il progetto che poi si è aggiudicato i fondi della misura D_Bari -. Abbiamo trovato nel progetto una bellissima soluzione, una sorta di prosecuzione di quanto già facciamo con i nostri ragazzi».

L’associazione, composta da genitori di ragazzi disabili, ha a Sannicandro alcuni terreni dove si coltivano e vendono erbe aromatiche. «Il nostro obiettivo come associazione è trovare e creare delle opportunità di inserimento per questi ragazzi, purtroppo, non ce ne sono molte. L’impegno lavorativo che possono dare non è di tipo convenzionale, non potranno mai lavorare per guadagnare ed essere autonomi, ma ha una valenza fortemente simbolica. L’assunzione di Matteo è un segno che fa tanto la differenza, ridà loro dignità, gratificazione, quello che alla fine serve a tutti i ragazzi con delle disabilità. Non sono soggetti sempre e solo da assistere, hanno capacità».

«Abbiamo seguito questi laboratori dove ogni ragazzo si assumeva la sua responsabilità e dove sviluppare competenze - conclude Pamela Giorgio dello staff del bar e che ha materialmente seguito i ragazzi -. Alla fine forse ci siamo divertiti più noi che loro. Il laboratorio è diventato un momento bellissimo di incontro. Esperienze che ti restano dentro per sempre».

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