Per Pierre Bergé l’essenza delle cose non è imprescindibile. Anche per questo, nel 2009, lascia andare tutta la collezione d’arte costruita insieme a Yves Saint Laurent, in 50 anni di legame sentimentale e professionale. Ma è un addio che fa rinascere i singoli oggetti della collezione in quella che Le Monde definisce «La più grande asta del secolo».
Nel documentario di Pierre Thoretton Yves Saint Laurent: L’Amour Fou, in onda oggi alle 22.45 su Rai Storia, la voce di Bergé ripercorre i momenti della vita dello stilista. Un uomo felice solo due volte l’anno, Yves Saint Laurent: dopo l’uscita delle sue collezioni. Miope, allampanato e timido, il precoce successore di Dior, conosce il dolore della depressione nervosa e delle dipendenze, vissuto da principe del jet set parigino insieme all’amica e musa Betty Catroux. Un’esistenza che costa tradimenti e abbandoni al compagno Pierre, ma la loro è una relazione d’ispirazione per molti, che nobilita l’amore omosessuale e dà coraggio a chi vive nell’ombra. La musa e amica dello stilista Loulou de la Falaise la racconta così: «Ancora prima del talento di Yves, era la loro relazione ad avermi affascinata».
Quella collezione d’arte è fatta di 733 pezzi e 370 milioni di euro, una cifra in gran parte devoluta alla ricerca sull’Aids, battaglia - insieme a quella per i diritti civili - di cui da sempre Bergé è paladino. Proust gli aveva insegnato che «la magnifica e lamentosa famiglia dei nevrotici è il sale della terra», come ricorderà nel discorso di addio alla moda nel 2002. Se, come dice Oscar Wilde, prima di Turner non c’era la nebbia a Londra, prima di Yves Saint Laurent non c’era il guardaroba della donna contemporanea.