Domenica 07 Settembre 2025 | 17:10

Roberto Andò premiato al Bif&st: «Con i film ormai bisogna rischiare»

 
Maria Grazia Rongo (foto Donato Fasano)

Reporter:

Maria Grazia Rongo (foto Donato Fasano)

Roberto Andò premiato al Bif&st: «Con i film ormai bisogna rischiare»

Il regista de «La stranezza» a Bari: «In Italia c’è una crisi notevole, a parte alcuni film che hanno un po’ spiazzato, perché invece la commedia più consueta la gente ha deciso di non vederla più»

Venerdì 31 Marzo 2023, 13:43

Serata di premi ieri al Teatro Petruzzelli per il Bif&st 2023. Il Federico Fellini Award per l’eccellenza cinematografica è stato assegnato al produttore della Titanus, Guido Lombardo. A ricevere il premio come miglior regista, Roberto Andò (regista cinematografico e teatrale, scrittore, direttore del Teatro di Napoli) per il suo film La stranezza, ambientato nella Sicilia pirandelliana degli Anni Venti, interpretato da Toni Servillo nei panni di Luigi Pirandello, e Ficarra e Picone, due attori dilettanti. Il regista ha apprezzato molto il premio anche perché intitolato a Mario Monicelli, «Maestro del cinema, innovatore della commedia, uno che ha raccontato meglio di tanti altri il carattere degli italiani, e in più è stato un grande amico. Poterò questo premio come un talismano», ha commentato.

Andò, un film su Pirandello, nel 2023, perché?

«Perché abbiamo trovato un modo di raccontarlo che non è quello monumentale a cui inevitabilmente le storie della letteratura lo consegnano, ma è coglierlo in atteggiamento privato, anche in solitudine, la solitudine del creatore. Però in rapporto con il contesto. Io penso che il cinema degli anni più importanti, quindi il cinema glorioso italiano, abbia anche saputo fare molto bene pedagogia e lo abbia fatto su vari aspetti della realtà, senza fare didascalia. La stessa cosa oggi - lo vedo quando incontro le scuole o spettatori che non hanno nessuna nozione del mondo poetico di Pirandello ma che rimangono affascinati dal dialogo e mi dicono alla fine della proiezione che vogliono leggere qualcosa - questo secondo me è il gioco che bisogna fare».

Il suo film negli ultimi mesi è stato uno dei pochi a riscuotere un ottimo successo anche al botteghino. A che punto è la crisi del cinema in Italia?

«In Italia c’è una crisi notevole, a parte alcuni film che hanno un po’ spiazzato, perché invece la commedia più consueta la gente ha deciso di non vederla più. I film che sono emersi sono lavori completamente diversi. E questa è già un’indicazione. Poi, rispetto ad altri paesi come ad esempio la Francia dove ci sono stati 150 milioni di entrate, noi ne abbiamo avute 44 milioni, quindi c’è un gap notevole. Cosa significa? Che c’è tutto un tessuto da ricostruire intorno al cinema. Quindi io credo sempre più che bisogna rischiare, investire più soldi sui film, dare qualcosa in più allo spettatore per far scattare la motivazione a uscire di casa e andare in una sala e vivere il rito sociale del cinema. E poi ci vuole anche audacia. Queste sono secondo me le combinazioni che ipotecano il futuro del cinema italiano».

Un film diverso ma ancora un film nella sua terra, la Sicilia. È la sua musa?

«C’è un mio amico, il grande fotografo Ferdinando Scianna che una volta fece una grande mostra a New York che si chiamava “Sicilia e dintorni”. In qualche modo la Sicilia è un centro, intorno uno può fare quello che vuole».

In contemporanea con la preparazione e poi l’uscita del film lei portava in teatro «Ferito a morte», adattamento di Emanuele Trevi del romanzo di Raffaele La Capria. Vogliamo parlare di questo progetto?

«È interessante perché sono due modi, attraverso mezzi diversi, di declinare la stessa cosa, perché La stranezza ha un rapporto con questo romanzo, nel senso che il cinema a cui sento di appartenere come filone è il romanzesco. In Italia per un periodo è prevalso il Neorealismo, poi da un certo momento in poi io riconosco il filone minoritario del romanzesco. Portare a teatro un romanzo come quello vuol dire impattare in maniera precisa questa materia perché questo romanzo è stato una specie di prototipo. Racconta la penombra della mente, racconta un uomo che sta lasciando la sua città e che convoca nella sua mente le persone chiave della sua vita, come in un flusso di coscienza. Mi affascinava uscire dalla forma consueta. Il teatro come un racconto che investe soprattutto il tempo. È stato per me una prova molto bella e mi ha fatto piacere il successo che il pubblico gli ha decretato».

E nello stesso periodo è uscito anche il suo libro per La nave di Teseo, dal titolo anche questo pirandelliano, «Il piacere di essere un altro».

«È stata un’occasione per raccontare il percorso eccentrico della mia vita tenendo insieme tre cose diverse, cinema, teatro e letteratura, il mio marchio. Ho cercato di raccontare da dove vengo e come queste cose in modo naturale convivono, è come fare la stessa cosa, c’è una stessa voce che parla».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)