La Pasqua in letteratura offre pagine suggestive. Non solo il sacro: dal viaggio di Dante a Goethe, fino ai giorni nostri.
L'nterrogativo è sempre aperto: perché un momento così alto di fede ha ispirato e continua ad ispirare grandi pagine di
letteratura laica? “Icaro” lo ha chiesto a mons. Antonio Staglianò, presidente della Pontificia Accademia di Teologia e
vescovo emerito di Noto. «La Pasqua è un “passaggio” dalla morte alla vita che non muore più. Per i cristiani – spiega
Staglianò – è un evento che dona senso all’esistenza, e proietta il “desiderio di vivere” degli umani verso un paradiso di
pace e di gioia che è “vittoria” sul dolore e la sofferenza, sulla morte come “scadimento nel nulla”.
«Perciò la Pasqua si carica di una profonda simbologia di rinascita che ha ispirato anche molta letteratura laica: è un
terreno fertile per esplorare i temi della vita e della morte, dell’attesa e della trasformazione, della speranza e del futuro.
Certo il senso cristiano della Pasqua è ben diverso da quello espresso nei miti antichi della morte e risurrezione delle
divinità come Osiride, Dioniso, perché tocca la “carne” degli esseri umani (la drammatica di esistenze comunque
attraversate dal dolore, dove la morte è violenza, rottura, fallimento e frustrazione e umiliazione).
«La poesia di Alda Merini – Lenta morte – è intensa e carica di speranza: “Il Figlio di Dio ha creato con la resurrezione il
cammino degli angeli”. Così l’uomo potrà dire “Addio terra infingarda”, dove “per anni sono stato pietra”, si “per anni
creatura di Dio sono stato chiuso nell’argilla di un corpo”. Grazie alla risurrezione “Fuggirò da questo sepolcro, io troverò la
frontiera della mia parola”, perché “le radici di Dio sono nel mio volto: lo scaveranno e diventerà radioso”. Alla luce della
resurrezione, “allungo la mano e sollevo tutto il calvario”, i persecutori spariscono e da qui la chiusa: “Addio crocifissione, in
me non c’è mai stato niente: sono soltanto un uomo risorto”».
Perché è così forte il fascino della Pasqua - e della resurrezione di Cristo - sul pensiero laico?
«La Pasqua di Cristo è la sua passione-morte e risurrezione ed è un evento “reale” (reale, perché è “un fatto” capitato
nella storia di un uomo morto e risorto; reale perché, stravolgendo i limiti dello spazio-tempo di ogni fatto storico, “mette in
luce” le profondità abissali della realtà: la risurrezione di Gesù ha davvero poco a che vede con il “risuscitamento di
Lazzaro”, un uomo che ritorna alla vita di prima che ritornerà a morire. Qui c’è il passaggio dalla morte alla vita vera,
eterna che non muore mai. L’aspetto singolare è che questa vita “oltre la vita” si presenta come accadimento in questa
vita votata alla morte, immettendo dentro il morire degli umani un “senso” di speranza vera: questo è l’annuncio, “voi
esseri mortali non morirete mai”...