Settembre ci accoglie col solito stupore. Forse per quella me- moria di scolari, che ci fa scambiare la fine dell’estate e dunque del- la spensieratezza, con la ripresa, cioè con il dovere e l’impegno. Una nuova stagione, una pagina da girare. Sarà davvero così? E comunque il rientro ha sentimenti tutti soggettivi: c’è chi finalmente trova sollievo con l’incombere progressivo della penombra, dopo la destabilizzazione estiva, ma anche chi dolcemente s’abbandona alla vena più intimista (e un po’ depressogena) perché in un battibaleno è di nuovo buio, fresco, plaid e sere da passare davanti a serie tivvù. Metà speranza, metà malinconia.
Ma noi cerchiamo sempre di volerci bene, di cogliere l’aria elettrica di settembre. Trasformazione. Orizzonti possibili. Ed ecco perché di questo eterno rientro ci piace trattenere sopra ogni cosa il significato dell’inizio, o di un nuovo inizio. “Tutti gli anni, a settembre, la luna è la stessa, eppure mai che me ne ricordi. Tu lo sapevi ch’era gialla?” (Cesare Pavese).
Quindi diamo vita a riti iniziali, come posso- no esserlo la riorganizzazione di un armadio o di una stanza, buttiamo cose, conserviamone altre. Rigeneriamoci (palestra, yoga meditazione) e all’occorrenza, soprattutto sul piano sentimentale, tagliamo i rami secchi e ricominciamo! Riti iniziali ma anche abitudini consolidate, perché ben sappiamo che alle nostre lettrici-mamme adesso tornerà a trillare insistentemente il cellulare con quelle famigerate “chat” male- dette ma salvifiche. Tutto insomma si ricompone, sebbene rinnovandosi. “Il giorno come sempre sarà” (Premiata Forneria Marconi). È la potenza dei cicli, l’origine dell’armonia pur sembrandoci sempre, la nostra, un’esistenza di caos.