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Logistica e trasporti, lo speciale della «Gazzetta»: Ultimo Miglio

 
Nicola Pepe

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Nicola Pepe

Logistica e trasporti, lo speciale della «Gazzetta»: Ultimo Miglio

Giro di affari per 90 miliardi: 8 aziende su 10 nel trasporto

Giovedì 23 Febbraio 2023, 12:08

28 Febbraio 2023, 10:17

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La cultura del «no» ad ogni costo ha frenato per troppo tempo lo sviluppo di alcuni territori, inasprendo sempre di più il divario tra Nord e Sud. Gli ultimi tre anni hanno rivoluzionato la vita in tutto il mondo: sono cambiate abitudini, è esploso il commercio elettronico e la necessità di spostare pacchi o container si è fatta sempre più pressante.

La logistica è una parola che racchiude un universo di 86mila imprese e una platea di 1,4 milioni di lavoratori: un settore che rappresenta la spina dorsale dell'Italia perchè se le merci non viaggiano, la ricchezza non circola. Non a caso il segmento dei trasporti è quello che vede il maggior numero di operatori.

Le consegne, al giorno d'oggi, devono essere frequenti e veloci ed è per questo che vi è sempre necessità di garantire i trasferimenti interni, e soprattutto all'estero, attraverso una rete di collegamenti di sistemi di trasporto. Che devono fare i conti con i parametri di sostenibilità ambientale. La gomma deve cedere il passo alle ferrovie, il settore marittimo deve merita maggiore attrazione, così come il cargo aereo non può essere polarizzato a Malpensa (in tal senso, Grottaglie sta per... decollare).

La Puglia ha potenzialità non indifferenti e ora deve correre soprattutto per i trasporti dell'ultimo miglio, dove un contributo può arrivare dalle Zes. Per fare sistema servono investimenti su treni, infrastrutture ferroviarie, strade: occorre disegnare una rete che si colleghi una volta per tutte ai corridoi europei. Diversamente, l'ultimo miglio rischia di diventare un binario morto.

GIRO DI AFFARI PER 90 MILIARDI: 8 AZIENDE SU 10 NEL TRASPORTO

Meno aziende, ma più grandi e con maggiori volumi di fatturato. Tramontato il piccolo «padroncino», che al giorno d’oggi non avrebbe alcuna possibilità di sopravvivenza, il mondo della logistica in talia, vale circa 90 miliardi di euro (stima 2022) e coinvolge almeno 86mila imprese per un totale di 1,4 milioni di addetti. Un mondo di imprese che spazia dagli autotrasportatori organizzati in società di capitali e non, spesso chiamati «padroncini» nonché corrieri/corrieri espresso e i gestori di magazzino (comprendenti anche i consorzi e le cooperative di facchinaggio) che rappresentano metà della torta degli affari. A questi vanno aggiunti operatori logistici (fornitori di servizi di logistica integrata), spedizionieri e fornitori di trasporti internazionali che combinano tutte le modalità di trasporto; gestori di interporti/terminal intermodali; operatori del trasporto ferroviario e del trasporto combinato strada-rotaia.
Un pezzo di economia nazionale che continua a rappresentare la spina dorsale del Paese nonostante una costante riduzione dei volumi di attività: negli ultimi anni si è passati da oltre 114.000 aziende del 2009 alle 86.000 attuali (-25%) con un fatturato che è passato dai 70 ai 90 miliardi di euro. La parte del leone la fa proprio il settore dell’autotrasporto (passato da 104mila a 79mila imprese) e i gestori di magazzino (da 5.800 a 3.400 imprese circa). Nel settore dell’autotrasporto, una variabile importante è stata rappresentata dalla copertura di una fetta del mercato da parte di operatori stranieri, cosa che non accade nel cargo ferroviario dove la penetrazione degli operatori esteri (che vale poco meno del 20%), si realizza comunque tramite imprese ferroviarie con sede in Italia.
I fornitori di servizi logistici sono una colonna portante dell’economia italiana: dal 2009 il settore è cresciuto di quasi 20 miliardi di euro, non solo per l’aumento di alcuni dei fattori di costo produttivi, ma anche e soprattutto per il maggior ricorso alla terziarizzazione della logistica (dal 36% del 2009 al 43% del 2020), per la crescita del canale e-commerce e per l’ampliamento dell’offerta di servizi a valore aggiunto.
La crescita in questi anni è stata trainata principalmente dal mondo dei trasporti su strada, autotrasportatori, corrieri, corrieri espresso, che come detto rappresenta circa la metà del fatturato complessivo, con la quota più elevata legata alle società di capitali (32%), cui seguono spedizionieri (18%), operatori logistici (13%) e gestori di magazzino (9%).
Chi ha raddoppiato i propri fatturati sono stati gli operatori del trasporto ferroviario che, pur rappresentando il 2% dei volumi di affari, sono passati da 889 milioni a 1,71 miliardi di euro.
Con riferimento alle principali categorie di operatori, si sta riscontrando la crescita della dimensione media delle aziende in termini di fatturato. In particolare, gli autotrasportatori organizzati in società di capitali sono passati da 1,6 milioni di euro del 2009 ai 2,2 milioni di euro attuali, i corrieri/corrieri espresso da 7,7 a 12,2 milioni di euro, gli operatori logistici da 7,3 a 11,6 milioni di euro, gli spedizionieri da 5,4 a 7,4 milioni di euro.
Parallelamente alla crescita del giro di affari degli operatori del settore, si assiste tuttavia a un forte incremento del costo dei fattori operativi, che se non ben gestito può portare a una contrazione importante dei margini, già risicati, in un momento in cui sono necessari investimenti importanti. L’analisi sulla redditività economica dei fornitori di servizi logistici, svolta su un campione di circa 70 aziende top player di settore, mostra un rapporto EBITDA/fatturato pari al 5,0% nel 2020, con una forte riduzione per gli anni 2021 e 2022 a causa dell’aumento dei fattori di costo, mettendo a rischio la tenuta dell’intera filiera di fornitura di servizi logistici. Nel 2020 l’andamento del costo dei fattori produttivi della «contract logistics» era stato favorevole, in controtendenza rispetto agli anni precedenti: in particolare, il carburante e l’energia elettrica hanno fatto registrare diminuzioni importanti (rispettivamente -11% e -9,5% sul 2019), mentre i canoni di locazione sono rimasti pressoché stabili, a fronte invece di una crescita incessante dal 2014. L’unica voce di costo crescente è stata quella relativa alla manodopera, legato agli adeguamenti previsti dai contratti collettivi di lavoro.

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