Sabato 06 Settembre 2025 | 23:18

«Colon retto, in Puglia ogni anno 1.700 nuovi casi 900 muoiono. Ci vorrebbe screening di massa»

 
«Colon retto, in Puglia ogni anno 1.700 nuovi casi 900 muoiono. Ci vorrebbe screening di massa»

Lunedì 02 Marzo 2009, 17:00

10 Maggio 2025, 19:34

BARI - Ogni anno in Puglia 1.700 persone ricevono una diagnosi di tumore del colon retto e 900 muoiono a causa di questa malattia. Il secondo «big killer» tra le neoplasie dopo il tumore al polmone. Gran parte di questi decessi potrebbero essere evitati: a differenza di altri tipi di tumore, oltre il 90% dei pazienti, con carcinoma colorettale, grazie ad una diagnosi precoce e un trattamento tempestivo potrebbe andare incontro a remissione. In Europa solo pochi Paesi hanno programmi di screening formale: l'Italia, con un tasso di partecipazione che va dal 15% al 70%, la Francia, con un 40-55% e l’Inghilterra che conta la massima adesione con un 50-70%. Questo lo scenario presentato oggi a Milano dal rapporto «Il tumore del colon retto in Europa e Australia: sfide e opportunità  per il futuro», realizzato dalla London School of Economics. Il primo studio internazionale sulla gestione di questo tipo di tumore, che ha coinvolto 17 Paesi. In questo panorama l’Italia non fa eccezione: programmi di screening con partecipazione a «macchia di leopardo» sul territorio nazionale e differenze a livello regionale nell’accesso alle nuove terapie.

"In Italia gli screening di popolazione per questo tipo di tumore sono cominciati da pochi anni e quindi la penetrazione è ancora bassa. C'è ancora molto da fare dal punto di vista informativo-educazionale e organizzativo – afferma Roberto Labianca, Direttore Dipartimento di Oncologia ed Ematologia Ospedali Riuniti di Bergamo – e come dato nazionale, solo il 30-40% degli eleggibili aderisce allo screening, questo dato sale fino al 70% circa al nord. Regioni di eccellenza sono la Lombardia (con 15 programmi attivati), l’Emilia Romagna (con 11 programmi attivati) e il Veneto (con 17 programmi attivati)». E' quindi indispensabile agire velocemente per aumentare la cultura della prevenzione, favorire la diagnosi precoce e sfruttare il potenziale delle terapie più innovative, in particolare per i farmaci biotecnologici come bevacizumab, il primo anticorpo monoclonale anti-angiogenico, che ha dimostrato di portare benefici significativi in termini di miglioramento generale e/o di sopravvivenza libera da progressione di malattia nel tumore del colon retto in fase metastatica. 

«L'angiogenesi è la capacità  da parte del tumore di promuovere la formazione e la crescita di nuovi vasi sanguigni che gli consentono di alimentarsi e di accrescere – precisa Roberto Labianca – gli anticorpi monoclonali, come bevacizumab, sono in grado di bloccare lo sviluppo dei vasi sanguigni all’interno della massa tumorale e quindi impediscono al tumore di svilupparsi. I pazienti con metastasi trattati con bevacizumab in prima linea presentavano benefici significativi in termini di sopravvivenza e di risposta al farmaco (consistente riduzione della massa tumorale) con un buon profilo di safety».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)