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Per la morte di un operaio condannati madre e zio della tennista Pennetta

Per la morte di un operaio condannati madre e zio della tennista Pennetta

 
Per la morte di un operaio condannati madre e zio della tennista Pennetta

Domenica 04 Dicembre 2011, 10:41

03 Febbraio 2016, 00:09

BRINDISI - Un anno di reclusione a testa, pena sospesa, ed una provvisionale di 50mila euro da liquidare a ciascuna delle tre parti civili. È la condanna inflitta dal giudice monocratico di Brindisi a Concetta Intiglietta, conosciuta come «Concita», e a Giuseppe Pennetta, brindisini, rispettivamente mamma e zio della campionessa di tennis Flavia Pennetta (nella foto), per la morte di un operaio nella loro azienda, «Maripen», situata nella zona industriale di Brindisi. Assolto, perché il fatto non sussiste, Oronzo Pennetta, papà di Flavia. 

I tre sono stati difesi dagli avvocati Paola Giurgola e Oreste Nastari. A loro due si era aggiunto l’avvocato Silvio Caroli del foro di Lecce, incaricato dalla compagnia di assicurazione della «Maripen» di partecipare al processo. Parte civile tre familiari della vittima, il 49enne Giovanni Pagliara di Squinzano, rappresentati dall’avvocato Mino Miccoli del foro di Lecce, che aveva chiesto il riconoscimento di responsabilità dei titolari dell’azienda solo perché l’assicurazione non intendeva risarcire il danno preferendo attendere l’esito del processo. «I titolari - sottolinea l’avv. Miccoli - sono sempre stati collaborativi, più volte hanno sollecitato la compagnia assicuratrice a risarcire il danno».

Il grave infortunio sul lavoro si verificò la mattina del 16 giugno 2006. Pagliara stava lavorando su una cisterna. Si verificò un’esplosione. Il poveretto fu avvolto dalle fiamme. Riportò ustioni di secondo e terzo grado sul novanta per cento del corpo. Fu ricoverato nel Centro grandi ustioni dell’ospedale Perrino. Era gravissimo e non riuscì a sopravvivere.

Il pubblico ministero aveva chiesto la condanna ad un anno ciascuno per Intiglietta e Giuseppe Pennetta, l’assoluzione per Oronzo Pennetta perché non è tra i titolari. A questa richiesta si era associato l’avvocato Miccoli.

Piero Argentiero
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