Ci sarebbe una registrazione in cui Giuseppe Petruzzelli, l’ex funzionario di Acquedotto Pugliese licenziato e ora indagato per la truffa delle sentenze false, avrebbe provato a offrire denaro ai colleghi che lo avevano scoperto. La Procura di Bari ritiene che l’uomo, iscritto in Spagna come abogado, sia la mente del raggiro che avrebbe fruttato circa 400mila euro in tre anni, e ne ha chiesto l’arresto ai domiciliari per associazione a delinquere insieme ad altre quattro persone. Ma il gip Giuseppe Montemurro ha ritenuto insussistenti le esigenze cautelari, proprio per via dell’intervenuto licenziamento: la pm Chiara Giordano, titolare del fascicolo, ha fatto appello al Riesame.
Le circostanze della scoperta della truffa, avvenuta nel 2023, sono raccontate in un verbale del procedimento davanti al giudice del Lavoro per l’impugnazione del licenziamento, cui Petruzzelli ha rinunciato cinque giorni dopo il «no» del gip all’arresto. A novembre dello scorso anno la difesa di Aqp (avvocato Elio Vulpis) ha chiamato come testimone l’avvocato Gianluca Angelini, all’epoca diretto superiore di Petruzzelli nell’ufficio legale dell’Acquedotto. Il «trucco» della falsa sentenza e della relativa falsa richiesta di risarcimento danni è emerso dopo che un bonifico da 9mila euro è finito sul conto di una donna che aveva pendenze con l’Erario, ed è dunque stata destinataria di pignoramento da parte dell’Agenzia delle Entrate. A quel punto l’avvocato della donna si è presentato in Acquedotto sostenendo che la sua cliente non sapesse nulla di quei soldi che le erano stati accreditati. Angelini, verificando la questione, ha così scoperto che la presunta sentenza di condanna in realtà non esisteva e che a istruire la pratica era stato Petruzzelli. Il funzionario ha ricostruito davanti al giudice del Lavoro il drammatico confronto con l’allora sottoposto.
«Dopo aver inizialmente titubato e dopo essersi agitato - si legge nel verbale -, [Petruzzelli] ci disse di aver fatto una sciocchezza legata al fatto che aveva bisogno di soldi. Dietro mia domanda inizialmente mi rispose che era stato l’unico episodio. Ricordo che fece riferimento al suo stato familiare, nel senso che fece presente di essere separato e di avere bisogno di soldi (...). Diventò rosso e si mise a piangere. Io gli dissi che avremmo dovuto comunque informare la società (...). Gli ho anche precisato però che doveva dirci se c’erano altri episodi e se c’erano altri soggetti coinvolti interni o esterni. La sua risposta fu che era coinvolto solo un esterno ma non mi fece nome. Di questo coinvolgimento mi scrisse anche in un messaggio Whatsapp. (...) Non mi ha detto espressamente di aver falsificato la sentenza. Poiché però io gli avevo rappresentato che secondo me, per i riscontri fatti, quella sentenza era falsa, la sua risposta di aver fatto una sciocchezza aveva proprio quel significato».
Pochi giorni dopo, Angelini e il direttore dell’ufficio legale, Giorgio Savino, incontrano Petruzzelli in un bar di corso Sonnino a pochi passi dalla sede. «Ci ha proposto ad un certo punto di dividere i soldi - mette a verbale Angelini -. Io ho registrato questa parte, con il mio telefonino, così come buona parte dell’incontro». Poi sempre nella ricostruzione di Angelini, davanti al dirigente dell’Anticorruzione di Aqp Petruzzelli avrebbe tenuto una posizione diversa: «Ha soltanto pianto, non ha né affermato né negato alcunché».
L’inchiesta condotta dalla Guardia di Finanza conta venti indagati, accusati a vario titolo e secondo le rispettive responsabilità di associazione per delinquere finalizzata alla truffa aggravata, al falso e - il solo Petruzzelli - anche di accesso abusivo a sistema informatico: la Procura ha chiesto i domiciliari anche per gli avvocati Andrea Meschisi, 49 anni di Grumo, Michele Barbaro, 52 anni di Lucera (che nel frattempo si è sospeso dall’Ordine), Antonio Simeone, 47 anni di Modugno e al collaboratore di studio di quest’ultimo, Giovanni Piccolo, 53 anni di Grumo. I tre avvocati sono o erano iscritti nell’albo dei fiduciari dell’Acquedotto: secondo l’accusa avrebbero fornito a Petruzzelli gli Iban di loro clienti, più o meno inconsapevoli, da indicare come percettori dei risarcimenti truccati. Le truffe accertate (anche dopo un audit di Aqp, che ha denunciato immediatamente) sono 39: Meschisi avrebbe partecipato in 17 casi, Barbaro in altri 11. Ora, chiusa l’inchiesta, i venti indagati avranno la possibilità di dare le proprie spiegazioni.