La direzione del Partito democratico di Puglia è «stata concordata tra il segretario e il presidente del partito». Sergio Blasi e Michele Emiliano esorcizzano qualsiasi ipotesi di frizione dopo che il caso Tedesco ha acceso il dibattito tra le diverse anime del partito. In una nota diramata ieri mattina, hanno escluso che nel pomeriggio si sarebbe parlato di altro se non della «linea politica del partito, con specifico riferimento alle scelte attualmente all’esame della regione Puglia».
Nel pomeriggio, il confronto. I componenti della direzione regionale paiono confermare quella «comune volontà di dare al Pd una guida unitaria che si riconosce nell’attuale maggioranza di governo e che sostiene la segreteria Blasi». Su cosa si basa quest’unità? «Sull’idea che bisogna rilanciare l’azione politica del Pd e voltare pagina». Nella sua relazione Blasi è chiaro sul fatto che il Pd non deve trincerarsi dietro capri espiatori, ma deve dimostrare di saper dare segnali di discontinuità. Come? «Azzeriamo - dice Blasi - i vertici delle Asl». Emiliano è d’accordo. «Bisogna - dice - separare la politica dalle nomine. Serve una legge che introduce il criterio in base al quale i manager vanno nominati da una commissione di terzi esperti. Un presidente, non dico Vendola, ma l’istituzione in sé, che competenza ha per nominare un direttore generale? L’unico criterio è quello politico, ma abbiamo visto che è un rischio enorme, perché ci sono i magistrati che insistono nel ritenerlo un reato».
Poi Emiliano spiega che la proposta del Pd toccherà anche il numero dei consiglieri regionali («vanno diminuiti da 70 a 50») e la legge elettorale («Va introdotta la doppia preferenza uomo-donna come in Campania»). E quindi la necessità che il Pd vari una stagione di nuovo protagonismo. «Non possiamo - dice il presidente Pd - farci dettare da altri l’agenda in materia energetica o di ciclo dei rifiuti». Qualcuno osserva: chiedendo a Vendola di azzerare i vertici Asl gli si imputa esplicitamente una responsabilità diretta in ciò che sta accadendo nella sanità pugliese. Non è che si corre il rischio di radicalizzare lo scontro tra governatore e principale forza della sua maggioranza di governo? «Non credo - dice Emiliano- in fondo le richieste del Pd vanno incontro a quello che Vendola ha sempre detto durante la campagna elettorale».
A gettare ombre sulla «pax» del Pd è però l’anima centrista, da sempre filo vendoliana, rappresentata dell’assessore Guglielmo Minervini. «Bisogna apprendere dai propri errori piuttosto che strapparci i capelli con una manipolazione della storia. Quali errori? «Aver consentito alla politica di mettere le mani nel piatto della gestione della sanità e poi aver strutturato la linea politica sulla base di opportunismo e convenienza. Quindi è giusto voltare pagina. Ed è quando sta tentando di fare Blasi rispetto ai criteri di nomina dei prossimi manager». Tutti d’accordo dunque? «L’unità - spegne gli entusiasmi Minervini, nel nostro caso è parola che confina semanticamente con l’ipocrisia. Mi sorprende che ogni volta che il Pd prova a definire una linea politica, dal suo interno arrivano ceffoni».