Si chiamano reati della solitudine. Un’espressione più esplicativa rispetto al termine che la ingloba, «truffa», necessaria per andare alle radici di un allarme sociale diffuso, in tutto il Paese. Reati della solitudine perché le vittime sono anziani soli, il cui tempo scorre lento tra le mura di casa, le nostalgie e i piccoli incontri di prossimità.
I dati empirici parlano, in parallelo, di un’impennata di truffe e al contempo di numerose operazioni di polizia che assicurano alla giustizia i responsabili – la permanenza effettiva nelle patrie galere è argomento da dibattere a parte, ndr. Il fenomeno resiste, persiste e dilaga, per un truffatore arrestato un altro si genera.
Sul fronte analitico, in azione batterie specializzate e gestite da vertici ben organizzati, composte da squadre di stanza fisicamente nel Lazio, Sicilia, Campania ma nella maggior parte dei casi è da quest’ultima regione che provengono, all’origine.
Se camorra e altre mafie siano in cabina di regia, al momento non è ancora stato accertato, è certo invece che la mafia sappia, perché ammesso che non gestisca direttamente l’affare, comunque le deve essere pagato «il punto».
Quanto ai complici dislocati sui territori presi di mira, di volta in volta, dai truffatori professionisti, va da sé che esistano e conoscano vita, morte e miracoli delle vittime, dettagli utili a chi passa all’azione. È stato verificato, in alcuni casi, che...