BARI - La trattativa per il rinnovo del contratto collettivo di lavoro, a conclusione della prima ondata di scioperi, e il punto sulle principali crisi industriali del territorio di Bari e della Puglia, a partire dalla vertenza dell’ex Ilva di Taranto. Sono stati questi i punti principali trattati nel corso dell’assemblea generale della Fiom Cgil di Bari, presieduta ieri mattina dal segretario generale della Fiom Cgil, Michele De Palma.
A tenere banco è stata la questione dell’impianto siderurgico di Taranto per cui, lo scorso 10 gennaio sono arrivate le offerte per l’acquisizione. «Noi pensiamo che il tema vero sia la partecipazione dello Stato nel capitale dell’azienda - ha puntualizzato De Palma -. Poi valuteremo quali saranno le offerte che verranno fatte» ma bisogna «partire da due pilastri fondamentali: la scelta ambientale e la scelta occupazionale. Abbiamo bisogno di garantire ai cittadini di Taranto ambiente e salute ma abbiamo bisogno di garantire ai lavoratori anche la certezza dell’occupazione». Quanto alle ipotesi di vendita, «non conosciamo le offerte - ha aggiunto De Palma -. Fino a ora siamo alle dichiarazioni fatte da Jindal ma dovremmo vedere anche quali sono le altre offerte presentate. Io penso che il Governo italiano e il Paese, non possano permettersi di privatizzare un’azienda strategica dal punto di vista del futuro perché vanno date garanzie sia dal punto di vista industriale sia ambientale. Non può lo Stato metterci soldi e poi dopo far governare gli altri».
Per il segretario sarebbe «inaccettabile» la vendita-spezzatino del siderurgico «per una ragione puramente industriale: non si può produrre acciaio e poi dopo, nella parte di valorizzazione economica ovvero nella trasformazione, avere la cessione di stabilimenti che producono valore aggiunto». «Noi abbiamo bisogno di mantenere la produzione di acciaio e allo stesso tempo mettere a breakeven di equilibrio l’azienda - ha spiegato De Palma -. Quest’anno sono stati prodotti meno di due milioni e trecentomila tonnellate: è il minimo storico per l’ex Ilva. Noi dobbiamo invece rilanciare la produzione di acciaio ma ovviamente garantendo ambiente, salute, sicurezza e lavoro».
Il segretario generale ha commentato anche la situazione generale della Puglia. «Ci sono troppe vertenze. Bisognerebbe che con la Regione e con il governo certe vertenze vengano chiuse. E per poterlo fare, c'è bisogno di investimenti sia del sistema industriale sia pubblici. Noi il 5 febbraio saremo a Bruxelles a manifestare davanti alla sede della Commissione europea perché chiediamo un piano straordinario all’Europa su settori principali come siderurgia, automotive, sistema industriale. Chiediamo la stessa cosa alla Regione e al governo. Non si può andare avanti con le dichiarazioni sui giornali senza risolvere mai un problema. Il punto, in questo momento, è che noi abbiamo bisogno di garantire al sistema industriale una prospettiva futura anche per la Puglia», ha aggiunto spiegando che «noi abbiamo bisogno di una politica industriale che va costruita con le lavoratrici e con i lavoratori partendo dal presupposto che senza il lavoro non c'è transizione industriale».