Studiare è decisamente un buon investimento a condizione di indirizzare la propria scelta sugli studi e sugli atenei giusti: scegliere livelli più alti di istruzione consente non solo un accesso più facile al mercato del lavoro ma anche carriere migliori.
Secondo quanto riporta l’University Report 2024 (che analizza le prospettive di carriera offerte dagli atenei italiani, focalizzandosi sulle retribuzioni dei laureati), elaborato dall'Osservatorio Job Pricing, ci sono marcate differenze regionali e tra gli atenei.
Le università del Nord Italia e gli istituti privati come il Politecnico di Milano e l'Università Commerciale Luigi Bocconi offrono maggiori prospettive di guadagno rispetto a quelle del Sud. Il Politecnico di Bari, è al quinto posto nella classifica nazionale. Infatti, mentre i laureati che guadagnano di più sono indubbiamente quelli della Bocconi (che mediamente percepiscono 38.390 euro lordi annui nei primi 10 anni di carriera), i colleghi pugliesi del Politecnico di Bari ne percepiscono 36.450 euro. Al 13eismo posto troviamo i laureati dell’Università degli studi di Bari (di età 25-34 anni) che guadagnano mediamente 34.670 euro. Chi esce dall’Università del Salento ha una retribuzione annuale lorda di 31.246 euro, poco di più di un laureato presso l’Università degli studi di Foggia (30.288).
Le discipline Stem (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica) si confermano ancora una volta come le più remunerative. I laureati in queste aree non solo godono di salari più elevati di circa il 4% rispetto alla media, ma anche di una maggiore stabilità occupazionale. Questo riflette una domanda crescente di competenze tecniche e digitali nel mercato del lavoro moderno che premia chi ha investito in una formazione specializzata in questi settori.
L’osservatorio JobPricing, inoltre, sviluppa annualmente una misura denominata University payback index che indica il tempo medio necessario per recuperare l’investimento in istruzione presso i vari atenei. L’università che garantisce il tempo di recupero più breve sia per gli studenti in sede (12,2 anni) che per quelli fuori sede (14,7 anni) è il Politecnico di Milano. L’Upi per quanto riguarda l’Università di Bari, è di 15,3 anni per gli studenti in sede e 17,5 anni per quelli fuori sede. Il Politecnico di Bari (al quarto posto nella classifica nazionale) garantisce un tempo di recupero di 13,5 anni per quelli in sede e 15,5 anni per i fuori sede.
Peccato però che in Puglia, come nel resto del Sud, siano ancora pochi i laureati e tanti i fuori corso. Ma, in realtà, anche a livello nazionale, il confronto tra l'Italia e gli altri Paesi dell’Unione europea mostra un sistema universitario che fatica a tenere il passo.
Tra i Paesi europei, infatti, l’Italia è agli ultimi posti per quota di giovani laureati in università o con un titolo terziario equivalente. Nel 2023 ne era in possesso il 30,6% dei giovani italiani tra 25 e 34 anni. Un’incidenza in crescita rispetto al 29,2% dell’anno precedente, ma che pone il nostro paese al terzultimo posto nell’Unione europea, dopo Romania (22,5%) e Ungheria (29,4%).
A livello regionale, secondo una indagine effettuata da «Openpolis», in Puglia (tra le ultime regioni nella classifica nazionale) solo poco più del 23% dei giovani (25-34 anni) ha un titolo terziario.
«La condizione economica della famiglia - spiegano gli esperti di Openpolis - sembra avere un ruolo importante nel determinare gli orientamenti scolastici dei ragazzi. Il 60,3% di coloro che ritengono che la situazione della propria famiglia sia molto buona intende andare al liceo, mentre manifesta lo stesso orientamento solo il 34,8% degli studenti che dicono di avere una situazione economica familiare non molto o per niente buona. Per questi ultimi risulta relativamente più elevata la quota di coloro che vogliono proseguire gli studi in un istituto professionale: il 15,6% contro il 5,3% di chi ritiene di avere una situazione economica molto buona».
Dati che fanno supporre che la decisione di non andare all’università sia in realtà avvenuta molto prima dei 18-19 anni.