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Sanità, firmato il rinnovo del contratto. Anelli: «serve investire sulla professione»

Sanità, firmato il rinnovo del contratto. Anelli: «serve investire sulla professione»

 
Gianpaolo balsamo

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Gianpaolo balsamo

Sanità, firmato il rinnovo del contratto.  Anelli: «serve investire sulla professione»

Così il presidente della Federazione nazionale degli ordini dei Medici chirurghi e degli odontoiatri (FnomCeo)

Venerdì 29 Settembre 2023, 11:31

Tanto tuonò che alla fine piovve. È stata apposta ieri presso l’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni (Aran), l’agognata firma sul contratto della dirigenza medica e sanitaria 2019-2021 scaduto da tempo.

Finalmente una «boccata d’ossigeno», insomma, per 135mila camici bianchi del Servizio sanitario nazionale (6.346 sono quelli pugliesi, 994 i lucani): nelle loro tasche andrà un aumento medio di 289 euro lordi mensili, più diversi arretrati che ammontano, sempre in media, a 10.757 euro lordi. Quella di ieri, in realtà, è stata la firma sulla pre-intesa, perché ora il contratto deve fare un lungo iter burocratico amministrativo, con tanto di passaggio per il parere della Corte dei conti e dello stesso Governo prima di approdare in Gazzetta ufficiale. Insomma i soldi nelle loro tasche i 135mila medici dipendenti pubblici li vedranno nel 2024. L’anno che dovrebbe portare alla firma dell’altro contratto, quello relativo al triennio successivo che rappresenta il grosso della torta dovendo recuperare la quota di salario medico erosa dall’inflazione.

«Ogni contratto che si chiude è una buona notizia, perché significa fare un passo in avanti e rendere disponibili una serie di risorse e rivedere alcuni modelli organizzativi che erano carenti» è il commento di Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli ordini dei Medici chirurghi e degli odontoiatri (FnomCeo). «Tra le novità del nuovo contratto - aggiunge Anelli - c’è la nuova definizione economica della retribuzione per ore e, soprattutto, quella legata alla remunerazione delle ore che prima erano “regalate” alle aziende sanitarie: il numero delle ore aggiuntive che i medici facevano senza alcuna retribuzione era veramente esuberante, oltre 20milioni di ore annue».

Insomma dottore, come giudica il nuovo contratto?

«È un contratto che guarda ancora all’indietro. Non è quello che tutti sognavano ma è un grande passo in avanti, anche perché speriamo che, con l’impegno del ministro della Salute Orazio Schillaci, si possano destinare risorse per rendere attrattiva la professione in un momento in cui molti professionisti scappano dal sistema».

Ha parlato di attrattività dei medici nel Servizio sanitario nazionale: quali le soluzioni?

«Una è quella economica vera che deve puntare ad accorciare il divario che esiste tra medici italiani e stranieri. L’altra soluzione, invece, deve necessariamente puntare a rivalutare il ruolo e le competenze della professione anche nell’organizzazione del Servizio sanitario nazionale».

Arriverà a Bari entro la fine del mese di ottobre la prima guardia medica privata. Sarà attiva anche di notte ma, ovviamente, occorrerà pagare di tasca propria. Cosa ne pensa?

«Io penso che sia un servizio che dovrebbe essere garantito a tutti i cittadini senza oneri perché riguarda le urgenze non differibili. Tutti siamo uguali davanti alla salute così come recita l’art. 32 della Costituzione ma anche la legge istitutiva del SSN (la n.833 del 1978).

Purtroppo c’è una deriva del servizio sanitario nazionale verso il privato che deve essere necessariamente tamponata. Il nostro interesse è che lo Stato investa nel SSN per avere le risorse, economiche e di personale e per offrire una risposta ai bisogni di salute dei cittadini. L’attuale servizio di guardia medica, è pur vero, così come è organizzato non è molto attrattivo e, poiché ci sono molte zone carenti che riguardano la medicina generale, i camici bianchi preferiscono fare i medici di famiglia piuttosto che i medici di guardia. Vi sono ancora delle misure che si possono adottare per tentare di tamponare questa fuga di professionisti dalle guardie mediche ed è l’applicazione di una norma di legge che consente ai camici bianchi che fanno la guardia medica di poter continuarla a fare oltre i 650 assistiti. È una norma recente che in Puglia non è stata ancora applicata: significherebbe reclutare altro personale per tamponare questa emorragia».

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