BARI - La scomparsa di Silvio Berlusconi è stata salutata con emozione da tanti forzisti ed ex forzisti. Tra questi ultimi c’è Massimo Cassano, già parlamentare azzurro prima di diventare sostenitore di Emiliano e, dopo le politiche, passare all’opposizione (prima con Azione e ora con l’Udc). Negli ultimi giorni il politico pugliese ha pubblicato sui social più foto ricordo con il Cavaliere. Alla «Gazzetta» ha raccontato così il rapporto con l’ex premier.
«L’ho conosciuto nel 2005 da consigliere regionale. Poi sono stato a Palazzo Grazioli nel 2013 da deputato. Sono anche andato ad Arcore più volte per riunioni di partito». Si considera «orfano» dell’ex premier: «Ci sembrava immortale, come quei personaggi che rimangono sempre in vita. Nessuno di noi al di là dell’età non ha mai pensato che potesse morire». Si definisce berlusconiano? «Sì sono un berlusconiano, come tutti quelli che hanno vissuto a lungo in Forza Italia. Non si può non essere riconoscenti verso il Cavaliere e spero che non ci sia nessuno lì che non si definisca così».
Cassano traccia poi questa definizione del berlusconismo: «È un modo di pensare, fare, agire nei settori della vita, nel sociale, nella società, nella politica e nell’imprenditoria. È stato un modello per carisma e empatia. Unico». E aggiunge: «Non lo ammettono tutti, ma più della metà degli italiani è stata innamorata di Silvio. Anche i comunisti, i socialisti, i radicali. Ti sembrava di conoscerlo da sempre, metteva a suo agio gli interlocutori. Diceva cose intime e forti, come avviene tra amici». Ci sono affinità tra Michele Emiliano e Berlusconi? «I due si stimavano. Berlusconi non lo ha mai attaccato. Non a caso Emiliano è andato funerale a Milano. Entrambi sono a proprio agio con il popolo, ma le loro ideologie erano differenti».
Una foto con Silvio l’ex direttore Arpal la porta nel cuore: «Eravamo in parlamento. Si stava decidendo se fare cadere o meno il governo Letta… Lui era molto sofferente per le pressioni che riceveva. C’erano riunioni su riunioni, ai tempi il coordinatore era Denis Verdini. Parlavamo in aula, lo tranquillizzavo e gli davo i miei pareri. Dall’alto lato c’era Schifani… Per Silvio c’era l’Italia prima di tutto».
Il futuro di Forza Italia è nebuloso: «Cambierà tutto. Spero che chi governa ora Fi faccia un discorso più ampio rispetto al mettere insieme le forze moderate. Un conto è avere Maradona in campo, un conto è avere solo cinque Gattuso…». Intanto il presente è nell’Udc: «Cesa da tempo sta cercando di riunire le forze popolari, liberali e centriste. C’è spazio per un processo nuovo e democratico, mentre in Fi i congressi non si sono fatti… L’Udc ha valori e un simbolo che ha una storia chiara». A Bari? «Ogni volta che si vota nel capoluogo tirano fuori il mio nome come candidato sindaco. Ci sono candidati altrettanto forti che potrebbero creare un'aggregazione più ampia. Bisogna far tornare insieme chi ha condiviso un percorso politico in passato». Distante da Decaro e i 5S? «Il mio percorso politico per il futuro è diverso. Decaro non sarà più protagonista, con i grillini non posso fare nulla insieme».
L’orizzonte è il centrodestra: «Sarebbe utile unire conservatori e civici, che sono ormai determinanti in tutte le comunali». Ad Altamura si è fatto immortalare con Emiliano e il neosindaco Petronella: «Quella è una storia diversa. L’unico partito nazionale della coalizione di Petronella era l’Udc. C’erano Sasso della Lega, Maurodinoia, Gianni Stea. Paolicelli del Pd? Non so se c’era…». Nel 2024 ci sono le Europee? «L’Udc avrà un candidato pugliese, ma non sarò io».