In esclusiva per i lettori della Gazzetta l’Ufficio statistica e studi di Unioncamere Puglia (redazione analisi economiche Cosmo Albertini) ha creato qualcosa in più di una singola immagine di come si sta evolvendo l’economia pugliese nei vari settori. Prendendo a unità di misura il primo trimestre, con la tabella che qui pubblichiamo, ciascuno ha oggi la possibilità di vedere l’evoluzione su base annuale, su base triennale e su base decennale dei diversi settori. I dati, in pratica, offrono la possibilità di fare un raffronto nel breve, nel medio e nel lungo periodo.
L’agricoltura si spopola, il commercio è in crisi ma nel turismo è un boom che sfida i lustri. Ecco alcuni dati che emergono vividi dalle rilevazioni fornite da Unioncamere Puglia. Fattori che, dal suo osservatorio privilegiato, l’economista barese Luigi Triggiani, che di Unioncamere Puglia è Segretario Generale, invita a monitorare.
«C’è - spiega - una più elevata contrazione nel numero di aziende agricole, più veloce nell’ultimo anno. Si pensi che in tre anni la media ci dice che abbiamo perso 1.300 aziende e nell'ultimo anno 1.800, 1.832, questo ci induce a dire che sebbene l'agricoltura in tutta Italia, fisiologicamente, sta vivendo una sorta di fenomeno di concentrazione, nel senso che ci sono meno aziende, qui il dato è un po' più elevato nel breve periodo. Cioè nell’ultimo anno abbiamo perso oltre 1.800 aziende e dobbiamo considerare che in 10 anni ne abbiamo perse 6.000 in totale».
Questo è un dato da leggersi in chiave negativa o in modo positivo?
«Potrebbe essere letto in modo positivo. Io lo leggo in modo positivo se penso che sono troppe 75mila aziende agricole in Puglia, che diventano 76mila se aggiungiamo altre mille dedicate alla pesca, acquacoltura e silvicoltura. Io dico sempre che uno dei problemi è la polverizzazione. È chiaro che ci sono troppe aziende e troppo piccole, ma è anche vero che mai ne abbiamo perse così tante».
Ma la concentrazione in agricoltura, in termini generali, non è un fenomeno che aumenta la competitività?
«La riduzione progressiva di aziende agricole è una caratteristica auspicabile e italiana, cioè ovunque ce ne sono di meno, ma è un calo progressivo abbastanza costante mentre, invece, in Puglia vedo un’accelerazione in questo ultimo anno e non credo sia legato alla pandemia, come per quelle commerciali e manifatturiere a titolo di esempio. Credo sia auspicabile una concentrazione perché con 20 ettari anziché 10 si può essere più competitivi, cioè spero si tratti di un recupero di efficacia. Considerato anche che l’agricoltura è il settore con l’età media più alta, potrebbe essere anche un dato anagrafico, accelerato dalla congiuntura, per cui molti magari hanno deciso di chiudere l'attività. Diciamo che se fosse un dato coerente con quello degli anni passati lo analizzerei con maggiore ottimismo».
Invece?
«Ci vorrebbero altre informazioni e un approfondimento. Diciamo che rileviamo un “sintomo” ma dobbiamo capire la causa e fare una diagnosi. Se vedo i fatturati delle aziende agricole dell’ultimo anno, per esempio, i dati non sono brutti, anzi. Ma le aziende molte piccole possono essere in difficoltà».
Il commercio al dettaglio è in rosso vivo.
«A livello percentuale soffre sia l’ingrosso sia il dettaglio. Avere 795 imprese in meno su 27mila è un dato più pesante che le 1.283 sulle 62mila. Potrebbe essere una lettura il fatto che le imprese hanno provato a resistere e poi hanno chiuso. È un settore in crisi per numero di aziende e ci dobbiamo porre il problema anche perché non possiamo permetterci di perdere tante insegne nelle città, c’è un tema di tenuta sociale. Però è anche vero che tra le più importanti aziende per fatturato in Puglia vi sono quelle del commercio. Quindi è vero che stanno chiudendo in molti ma è anche vero che c’è una rivoluzione in atto. Al contrario, un settore che è in crescita e conferma il periodo d’oro del Turismo è quello della ristorazione e dell’alloggio. In quest’ultimo caso c’è un’accelerazione costante in questi dieci anni, incrementale. Abbiamo quasi 3mila aziende in più in 10 anni».