«C'è una vertenza regionale sanità che portiamo avanti da anni, inserita ormai in una nazionale. La Conferenza delle Regioni ha denunciato l’insufficienza delle risorse disponibili a fronte dei costi sostenuti per la pandemia, della carenza di personale, del rincaro dei prezzi delle materie prime e dei consumi energetici che rischiano di non garantire più l’universalità del diritto alla salute e anche di compromettere gli interventi del Pnrr».
Lo spiega il segretario generale della Cgil Puglia, Pino Gesmundo, in una nota. A fronte dell’emergenza, prosegue, il governo «riduce la spesa sanitaria fino al 6,1% del Pil nel 2025, inferiore anche al periodo pre pandemia. Dei 2,1 miliardi stanziati nel 2003, due terzi sono per caro bollette. A fronte di questo permangono noti divari territoriali che vedono in un contesto del genere il Sud e la Puglia ancor più penalizzati».
Gesmundo ribadisce che "ci saremmo aspettati tutt'altro dopo quanto vissuto con il Covid». Per esempio «il rilancio della sanità pubblica, invece siamo alle prese con un ulteriore depotenziamento: niente risorse, lunghe liste di attesa, pronto soccorso che scoppiano, servizi sul territorio sempre più inefficienti». Per Gesmundo "sembra che tutto ciò avvantaggi il privato che copre gli spazi lasciati dal pubblico. In Puglia il 10% delle persone rinuncia a cure necessarie per i tempi di attesa o perché non può permettersi accesso a pagamento ai servizi». Il sindacato regionale annuncia così una manifestazione, in programma il prossimo 31 marzo in piazza Prefettura, a Bari. I dettagli saranno spiegati domani nel corso di una conferenza stampa alle 9.30 nella sala Trulli della sede della Cgil Puglia, a Bari.