BARI - La lunga nota che mette nel mirino il Consiglio regionale, la presidente Capone e anche gli altri assessorati «è stata scritta dai dirigenti del dipartimento Salute. L’ho ricevuta - dice l’assessore Rocco Palese - e certamente non potevo tenermela. Ho ritenuto giusto portarla all’attenzione dei colleghi di giunta per metterli al corrente della situazione, ma né da parte dei dirigenti né da parte mia c’era la seppur minima intenzione di delegittimare il lavoro del Consiglio regionale, la cui potestà in materia legislativa è indiscutibile». Non è un dietrofront, anche se la pubblicazione dei contenuti della «comunicazione dell’assessore» secondo cui negli uffici della Sanità «non ci sono più i presupposti» per operare serenamente ha scatenato un vespaio di polemiche.
Il documento (che si conclude con una richiesta di incontro dei dirigenti al presidente Michele Emiliano) dice che il dipartimento Salute avrebbe bisogno di almeno altri 110 dipendenti, che il personale scappa verso altri assessorati (in cui ci sono «incarichi più remunerativi, con meno responsabilità e carichi di lavoro», e il «cospicuo supporto di consulenti e società esterne»), e soprattutto che due norme approvate nell’ultimo bilancio hanno imposto ai dirigenti di dare attuazione alle leggi (targate Fabiano Amati) sugli screening per il tumore della mammella e del colon, prevedendo in caso contrario penalizzazioni stipendiali per i dirigenti. E questo nonostante l’impugnazione di una delle due leggi, e l’impegno della presidente Capone a modificare l’altra per sospetta incostituzionalità.
«La nota dei dirigenti e la risposta del capo dipartimento Montanaro - dice Palese - facevano una disamina della situazione all’interno degli uffici ed evidenziano delle carenze ultranote. Che in Dipartimento ci sia una carenza di personale l’ho evidenziato a più riprese, tanto che tre mesi fa la giunta ha assunto la decisione di istituire una sezione aggiuntiva per Sociosanitario, tossicodipendenze e salute mentale che dovrebbe essere implementata a breve». Nella discussione del Bilancio era stato anche predisposto un emendamento per avere 50 dipendenti in più. «L’ho caldeggiato non potendolo sottoscrivere - dice Palese, che è assessore esterno -, e devo ringraziare i capigruppo di maggioranza per averlo sottoscritto. C’è stato il parere negativo del settore personale, perché la proposta era in contrasto con lo Statuto e perché nel contesto dell’organizzazione era necessario un iter diverso. A questo punto e a maggior ragione ho ritenuto che fosse giusto formalizzare la comunicazione, con la presa d’atto della giunta, sia per motivi di conoscenza che per i motivi che si sono aggiunti». Ovvero le norme sull’implementazione degli screening, su cui ieri Amati è andato giù piatto: «Non ci sono sospetti di incostituzionalità - dice il consigliere ex Pd, oggi commissario di Azione -. Si tratta di estendere gli screening al 100% della popolazione, cadenzarli ogni due anni e prevedere i test genetici gratuiti per determinate categorie di persone a rischio. A tutto questo non è stato dato adempimento, e le osservazioni del governo riguardano una parte residuale del pacchetto legislativo. Mi rendo conto che quanto previsto ora con il bilancio mieta vittime sul piano psicologico, ma non si poteva continuare così. La prevenzione delle malattie non può essere subordinata alla burocrazia, con esiti paradossali con esiti paradossali: le colpe delle disfunzioni addossate ai politici per un potere di fatto non esercitato. Se non c’è personale, lo si trovi».
«I dirigenti - replica Palese - si sono limitati a fare presente che se il Consiglio regionale attribuisce loro nuovi compiti, non riusciranno ad assolverli perché sono pochi. Non mi sembra che questo significhi contestare la potestà del Consiglio, quanto lanciare un allarme. È un dato di fatto che l’assessorato sia privo di un pezzo e i dirigenti, di fronte a nuovi compiti, hanno messo nero su bianco le criticità. Sono d’accordo, come dice Amati, che la scienza va avanti. A maggior ragione ci dobbiamo attrezzare».