Gas per la nuova Ilva. Il tavolo tecnico voluto dal ministro delle Imprese, Adolfo Urso, si è insediato ieri pomeriggio al Mimit e ha delineato tre possibili ipotesi per alimentare di gas la decarbonizzazione dello stabilimento siderurgico di di Taranto, basata su forni elettrici e impianti Dri per la produzione del preridotto di ferro. Nessuna decisione è stata presa trattandosi della prima riunione. Sono state indicate solo le possibilità sulle quali ora si effettueranno gli approfondimenti. La prima ipotesi è sostanzialmente una conferma di quanto già presentato dal Governo nei giorni scorsi con la proposta di accordo di programma sulla decarbonizzazione: la nave di rigassificazione in porto. Solo che anziché al molo polisettoriale, viene proposta al quinto sporgente. Tuttavia gli enti locali di Taranto sono nettamente contrari a ipotecare il porto. La seconda ipotesi, invece, prevede il posizionamento dell'unità nell'area della diga foranea, nella rada di Taranto, anche se questa soluzione ha un costo di circa 400 milioni di euro. C'è poi una terza ipotesi che prevede che una nave di rigassificazione sia posizionata in una località diversa da Taranto - forse Gioia Tauro - e immetta nella rete del nuovo gas che poi verrebbe smistato all'ex Ilva, oppure che questa fornitura venga da un'altra fonte di approvvigionamento, via terra.
Calcolati i bisogni di gas - 5 miliardi di metri cubi l'anno per rifornire sia i forni elettrici che gli impianti di Dri, rispettivamente 3 e 4 - è emerso che, relativamente alla fornitura via terra, le attuali infrastrutture hanno la capacità di trasportare il gas, ma allo stato non c’è disponibilità. Ecco perché servirebbe la nave di rigassificazione per alimentare forni e Dri.
Domani ci sarà una nuova riunione di approfondimento mentre la conclusione dei lavori del comitato è programmata per il 28 luglio, tre giorni prima del vertice al Mimit, fissato per il pomeriggio del 31, per l'eventuale firma dell'accordo di programma tra Governo e istituzioni della Puglia e di Taranto.
La riunione al Mimit è stata coordinata da Marco Calabrò, capo del Dipartimento per le politiche per le imprese, e ha visto presenti tra gli altri il governatore di Puglia, Michele Emiliano (unico politico al tavolo), gli enti locali di Taranto e i commissari di Acciaierie d'Italia.
Le segreterie e le Rsu di Fim, Fiom e Uilm hanno intanto organizzato tre giorni di assemblee con i lavoratori ex liva in programma i prossimi oggi, domani e dopodomani nel corso delle quali sarà costruita una piattaforma rivendicativa rispetto alle questioni ambientali, occupazionali, sanitarie e industriali in ottica dell'avvio del processo di decarbonizzazione.
La piattaforma rivendicativa sarà successivamente presentata nel corso del Consiglio di fabbrica che si terrà il 25 luglio, a partire dalle ore 8.30 all'interno dello stabilimento siderurgico di Taranto, al presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, a quello della Provincia di Taranto, Gianfranco Palmisano, ai sindaci dei Comuni di Taranto e di Statte, Piero Bitetti e Fabio Spada, tutti invitati a parteciparvi in quanto soggetti istituzionali titolati alla sigla dell'accordo di programma volto proprio alla completa trasformazione del sito tarantino in ottica di progressivo abbandono del ciclo integrale.
«È giunto il momento - spiegano Fim, Fiom e Uilm - di affrontare le questioni al fine di determinare noi, come territorio, le decisioni future e accelerare sul processo di decarbonizzazione degli impianti e sulla transizione ecologica salvaguardando al contempo i livelli occupazionali dei lavoratori diretti, lIva in As e degli appalti».