La banda milanese degli spioni avrebbe fatto ricerche su investitori stranieri, in particolare russi. E avrebbe tentato di costuire all’estero una rete di server con cui aggirare i controlli, forse pure per fornire informazioni ad «agenzie straniere». C’è anche questo nell’inchiesta della Dda di Milano, coordinata dal pm Francesco De Tommasi, che ha portato anche al sequestro di server in Lituania utilizzati per penetrare nelle banche dati del Viminale.
È stato Nunzio Samuele Calamucci, l’hacker del gruppo, a svelare che la «piattaforma Beyond», il software aggregatore di informazioni creato dalla banda, «è collegata a due server centrali, uno situato a Londra e uno ubicato in Lituania». A Londra sarebbe stata costituita una società specchio di quella milanese, la Equalize Ltd, in cui avrebbe operato un gruppo di «ragazzi» che si sarebbe occupato di «accessi diretti» all’archivio Sdi delle forze dell’ordine. Per questo, gli inquirenti valutano anche l’ipotesi di una rogatoria verso le autorità inglesi.
In questo contesto sono saltati fuori i contatti con «servizi segreti, pure stranieri», e i report su alcuni imprenditori russi. Nel gennaio 2023 Calamucci parla con Camponovo, anche lui ora ai domiciliari, di una «applicazione per la traduzione simultanea della lingua russa», che gli «consentirebbe di realizzare un report relativo alla presenza di alcuni asset economici russi in Europa». In un caso sarebbero finiti nel mirino Victor Kharitonin, ritenuto vicino al governo di Mosca nonché proprietario di «El Camineto» di Cortina gestito da una società di Flavio Briatore, e Alexandrovich Toporov, magnate kazako proprietario dell’hotel Savoia a Cortina e che lavora nel campo immobiliare.
Anche Kharitonin è un nome che ha incrociato le cronache pugliesi. L’oligarca si è infatti comprato l’immobile simbolo dell’indagine sul crac della Fimco, la società di Vito Fusillo al centro di uno dei processi ai vertici della Banca Popolare di Bari. Si tratta del palazzo di via delle Muratte, a due passi dalla Fontana di Trevi, che l’immobiliarista napoletano Salvatore Leggiero aveva comprato da Fimco senza metterci un centesimo-
Kharitonin, amico di Roman Abramovic e proprietario di un colosso della farmaceutica tedesca, per quella operazione ha versato una cifra vicina ai 40 milioni di euro, 12 dei quali sono finiti nelle casse del fallimento Fimco. Il palazzo di via delle Muratte era stato utilizzato dalla Fimco per ottenere da PopBari circa 40 milioni di finanziamenti, poi trasferiti alla Maiora (altra società di Fusillo) per altre operazioni, ma poi era intervenuta BankItalia e i vertici PopBari, per alleggerire l’esposizione verso Fusillo, avevano indotto Fimco a vendere l’immobile, finito a Leggiero, che lo acquistò grazie a un mutuo da 32 milioni erogato dalla stessa Popolare. Anche gli altri 8,6 milioni per completare l’operazione arrivarono dall’istituto all’epoca guidato dagli Jacobini attraverso la Leggiero Re, altra società dell’immobiliarista napoletano. Dopo il fallimento Fimco, la curatela aveva chiesto al Tribunale di revocare la vendita del palazzo a Leggiero. Ma lo stesso Tribunale fallimentare ha ritenuto che il trasferimento alla società di Kharitonin (attraverso l’utilizzo di un conto escrow gestito da un notiaio di Pordenone) fosse più conveniente per i creditori della Fimco, che difficilmente avrebbero potuto ricavare più di 12 milioni dalla vendita all’asta del palazzo (gravato da ipoteche per oltre 90 milioni). Il credito di Bpb era invece stato ceduto ad Amco, che dunque chiude l’operazione con una plusvalenza milionaria.
Kharitonin è noto in Europa tra gli appassionati di motori. È infatti il proprietario del circuito di Formula 1 del Nürburgring, ed in passato ha investito in alcune cantine della Franciacorta. Le verifiche hanno escluso che la sua attività (attraverso una società di diritto europeo) ricada nelle sanzioni contro la Russia. Il palazzo romano, acquistato dalla società Lajadira, dovrebbe essere trasformato in un albergo di lusso.
Tornando all’inchiesta milanese c’è anche un capo di imputazione su presunti accessi abusivi, il 13 marzo, alle banche dati Sdi e Punto Fisco su Vladimir Tsyganov e Oxana Bondarenko, quest’ultima titolare di una serie di showroom in Russia. Operazioni contestate anche questa volta a Giuliano Schiano, militare della Gdf in servizio alla Dia di Lecce e destinatario di misura interdittiva venerdì scorso giorni fa. La richiesta delle verifiche sarebbe arrivata sempre da Calamucci, ritenuto da chi indaga il capo dell’associazione per delinquere.