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Lavori all’ex Itrec di Rotondella, slitta a maggio l’udienza dal Gup

 
ANTONIO CORRADO

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ANTONIO CORRADO

Lavori all’ex Itrec di Rotondella, slitta a maggio l’udienza dal Gup

Si dovrà decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio per 13 indagati

Venerdì 21 Marzo 2025, 13:08

ROTONDELLA E’ stata rinviata al prossimo 27 maggio, l’udienza preliminare davanti al gup del tribunale di Potenza, Salvatore Pignata, che dovrà decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio a firma della pm Sara Masecchia per 13 indagati più la Spa a partecipazione statale «Sogin», che gestisce i lavori di smantellamento dell’impianto nucleare Itrec nella zona Trisaia di Rotondella. Le accuse vanno dal traffico illecito di rifiuti al disastro ambientale, passando per inquinamento e falso. Tutto ruota intorno alla presunta illecita gestione delle acque avvelenare nella falda sotto il sito nucleare in dismissione dell’Itrec, presso il centro Enea.

Gli indagati sono: il siciliano Edoardo Petagna, il novasirese Vincenzo Stigliano, il gestore del Piano di caratterizzazione del sito, Giuseppe Pastore; il rotondellese Salvatore Gaetano Bruno, ex direttore tecnico dell’Itrec, il materano Vito Salvatore Valentino e il policorese Enrico De Capua, dirigente dell’ufficio Ambiente della Provincia di Matera. E poi il cosentino Giuseppe Spagna e il milanese Marco Giulio Maria Citterio, già direttori del Centro Enea, altri due dirigenti della Sogin come il livornese Marco Del Lucchese e la romana Elena Burone; il rotondellese Giambattista Labattaglia, già responsabile della gestione del centro Enea, il cosentino Alessandro Dodaro, direttore del dipartimento Fusione nucleare e Tecnologie per la sicurezza dell’Enea, e il dirigente dell’ufficio Suolo e Rifiuti dell’Arpab di Matera, l’ingegner Gaetano Santarsia. Stralciate le posizioni di due dipendenti della Provincia di Matera, Vito Malvasi e Marilena Vizziello, e del geometra Francesco Mele del Comune di Rotondella.

Nei loro confronti, l’accusa di falso è ormai caduta in prescrizione. La Direzione distrettuale antimafia di Potenza ipotizza che alcuni indagati, dirigenti Sogin, «avrebbero appreso già nel 2014, grazie alle analisi da loro stessi condotte, della grave contaminazione da tricloroetilene e cromo esavalente nelle acque di falda sottostanti il loro sito, ma avrebbero effettuato le prescritte comunicazioni agli enti competenti solo nel 2015». Condotte che, secondo l’ex procuratore capo potentino Francesco Curcio, avrebbero determinato «un ritardo nell’applicazione delle procedure di messa in sicurezza del sito», ma anche lo sversamento nel mar Jonio, senza alcun trattamento e mediante condotta non autorizzata, di 65mila metri cubi di «acque di falda contaminate, che venivano emunte dai loro sistemi di sicurezza». Tra le contestazioni c’è anche l’omesso controllo da parte della Provincia e del Comune di Rotondella, su un’istanza «corredata da atti che secondo la ricostruzione degli inquirenti conterrebbero dati non veritieri», che nel 2018 ha permesso a Sogin di «scaricare illecitamente» le acque «industriali oltre che meteoriche e di dilavamento (…) direttamente nel fiume Sinni (pur provenendo, le stesse, da un impianto interessato da contaminazione)». Un’ulteriore contestazione riguarda la «frequente disattivazione» da parte di un dirigente Enea, delle pompe della barriera idraulica appositamente predisposta per contenere la propagazione delle acque di falda contaminate», «verosimilmente per abbattere i costi energetici e di gestione dei rifiuti liquidi che sarebbero stati prodotti». Questo avrebbe prodotto un danno permanente, con le acque di falda sottostanti l’area Enea Sogin che avrebbero superato la Statale 106. Sogin ed Enea si sono sempre dichiarati estranei ai presunti sversamenti. Sempre a maggio, nel calendario delle discussioni stabilito, si dovrà decidere anche sulla costituzione di parte civile di diversi soggetti, tra cui i Comuni di Rotondella e Policoro, oltre alle associazioni ambientaliste.

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