POTENZA - Defunto «imbustato» e isolato nella camera mortuaria del San Carlo. Ieri ci siamo occupati del caso segnalatoci dal giornalista Gianluigi Laguardia. Un caso non unico e che richiede chiarezza. È la vicenda di un anziano deceduto in ospedale, a cui è stato diagnosticato il Covid. In pratica è stato utilizzato lo stesso protocollo di quando eravamo in piena pandemia, vale a dire cadavere avvolto in una busta, niente visite fino al funerale, isolamento. Tutto questo mentre la scienza a livello internazionale ci dice che un cadavere non può infettare altre persone, semplicemente perché il virus si propaga attraverso le «goccioline» di uno starnuto o di un respiro a distanza ravvicinata.
Per la verità, in questi ultimi mesi, ci sono stati analoghi casi non solo in Basilicata ma in tutta Italia, a testimonianza che sulla questione dei defunti infettati dal Covid campeggia troppa confusione. Non solo tra i cittadini, ma anche tra gli amministratori pubblici e chi gestisce gli ospedali. Che, però, evidentemente non sanno leggere e interpretare le circolari. Sì, perché lo stesso Laguardia - che ha chiesto lumi anche all’ex ministro Roberto Speranza - è venuto in possesso della circolare emanata dal Ministero della Salute a gennaio del 2021 in cui viene spiegato che «tutte le cautele e le indicazioni stabilite (compreso, dunque, l’aspetto riguardante i defunti, ndr) vanno applicate fino a un mese dopo il termine della fase emergenziale».
L’emergenza è finita da un pezzo, quindi tutto avrebbe potuto svolgersi normalmente, senza vincoli, senza particolari misure di sicurezza. Non è solo la circolare a dirlo, ma anche la normativa nazionale di riferimento, come sottolinea Saverio Bolognino, componente del Consiglio nazionale della Feniof (Federazione nazionale imprese onoranze funebri). Secondo il Dpr del 10 settembre 1993 la salma di una persona deceduta per malattia infettiva va posta nella cassa con gli indumenti che già indossava all’atto del decesso. Ma nulla vieta di vestirla purché i nuovi indumenti vengano posti su quelli che già indossava.
Ad ogni modo, molti ospedali applicano regolamenti interni che non tengono conto di queste direttive e, quindi, contrastano con la legge. Della serie: dovrebbero adeguarsi.
«Tutti i defunti di Covid - sottolinea Laguardia - possono essere vestiti e meritano dignità e rispetto. C’è un’ignoranza massiva attorno a noi. Direttori generali e sanitari, pubblici e privati, che non sanno leggere e interpretare le circolari emanate e non più in vigore. Sono rammaricato per quanto accaduto a mio padre e per il dolore patito da tante altre famiglie. Dal Ministero - aggiunge Laguardia - ho ricevuto la conferma di quanto ipotizzavo e, cioé, che con la fine dell’emergenza sono decadute tutte le misure restrittive anche per le persone decedute con tampone positivo».