POTENZA - Il Tribunale di Potenza ha assolto «perché il fatto non sussiste» Giuseppe Morelli, un medico arrestato e posto ai domiciliari nel 2016 nell’ambito di un’indagine su presunti maltrattamenti ai danni di pazienti del centro di riabilitazione «Opera Don Uva» del capoluogo lucano. Ne ha dato notizia, in un comunicato, il legale di Morelli, l'avvocato Luciano Petrullo, aggiungendo che «le indagini giudiziarie sono armi potentissime che andrebbero usate con saggezza, prudenza e umiltà. Il problema è che - ha aggiunto - il clamore lo suscitano sempre e soltanto gli arresti, giammai i fallimenti delle indagini, come pure potrebbe essere in uno stato che si pretende e che, per certi versi è, civile».
Nel 2016, ha scritto Petrullo, Morelli «venne accusato di maltrattamenti, in concorso con altri, nei confronti dei pazienti dell’allora Don Uva, per non aver impedito che alcuni pazienti venissero maltrattati. Fu accusato anche di omissione di denuncia e di qualche altra manchevolezza, per gradire! Venne costretto agli arresti domiciliari. Dopo una manciata di mesi licenziato in tronco. Perse il lavoro e venne additato all’opinione pubblica per reati di cui doversi vergognare. Poi il processo, durato più di qualche anno e, infine, ieri l’altro, l'assoluzione, da parte del Tribunale di Potenza, collegio presieduto dal Rosario Baglioni, perché il fatto non sussiste (che è quanto dire) e per non aver commessi i fatti ulteriori contestatigli».
Secondo Petrullo, «sì, effettivamente la giustizia funziona, nel senso che alla fine assolve gli innocenti, ma finire agli arresti domiciliari e perdere faccia e lavoro per fatti che non sussistono, significa anche che a funzionare è solo la giustizia che alla fine decide, non certo quella che accusa ingiustamente, con clamore e squilli di tromba. Ora - ha continuato l’avvocato - c'è da chiedersi se lo Stato italiano chiederà scusa al dottor Giuseppe Morelli e se ripagherà lo stesso per avergli cambiato, tragicamente, la vita, per averlo ingiustamente umiliato, per avergli rubato il posto di lavoro. E se sì, in quali termini economici. Una bella domanda, alla quale verrà data una risposta, come sempre - ha concluso - coi tempi della giustizia e nei termini che la giustizia vorrà determinare».