Le consulenze, il personale e la mancata convocazione, da parte della Regione Basilicata, del tavolo con la Regione Puglia per la gestione della risorsa idrica. Sono tre i filoni della maxi inchiesta che la Procura regionale della Corte dei Conti di Basilicata ha aperto su Acquedotto lucano, il più importante ente sub regionale in materia idrica. Tre ambiti di indagine per verificare eventuali ipotesi di danno erariale nelle attività e nella gestione della struttura. Accertamenti ad ampio spettro che il procuratore regionale Vittorio Raeli in parte ha avviato dopo la pubblicazione delle notizie sui conti in rosso dell’ente ed in parte aveva già aperto a seguito di alcune segnalazioni.
La società per azioni, quindi, finisce sotto la lente d’ingrandimento della Procura contabile ed in particolare al centro delle indagini vi sono i contratti di consulenza dati con affidamenti diretti a professionisti e società per servizi e formazione ambientale , per attività di supporto nella definizione di progetti in materia idrica, e per la gestione di alcuni depuratori. Contratti di diverse migliaia di euro che rappresentano solo una parte della maxi inchiesta (filone per il quale gli stesso vertici di Acquedotto hanno inviato una dettagliata relazione alla Procura) . Gli altri due, infatti, sono legati in un caso alle spese per il personale. Spese che nell’ultimo anno sono cresciute notevolmente. Basti pensare che, proprio secondo i dati presentati nell’ultima assemblea dei soci dello scorso maggio, il costo del lavoro è aumentato di 3 milioni di euro dal pre consuntivo 2021 al previsionale 2022. «Nella stima dei costi previsti nel 2022 si osserva che è stato considerato l’incremento del costo del lavoro dovuto alle assunzioni ritenute necessarie per l’adeguamento della pianta organica al mancato rimpiazzo del personale fuoriuscito negli ultimi anni» era stato sottolineato durante l’assemblea dei soci. E proprio quell’incremento della spesa con alcuni capitoli che riguardano anche gli avanzamento nelle carriere è un altro degli ambiti d’indagine avviati dalla Procura contabile.
Infine, verifiche riguardano la mancata convocazione del tavolo tra Regione Basilicata e Regione Puglia sui crediti tra i due gestori. Erano stati proprio i vertici di Acquedotto lucano e di Acquedotto pugliese a chiedere alla Regione Basilicata la convocazione per dirimere definitivamente la questione. Dopo tre anni, però, nulla è stato fatto. Un ritardo denunciato dell’ex amministratore unico di Acquedotto lucano, Giandomenico Marchese, divenuto un altro tassello delle verifiche della Procura. L’indagine fanno sapere è «un atto dovuto» ma che, nello stesso tempo, rappresenta una nuova tegola su Aql dopo il rischio crac dovuto ai conti in rosso. Default che i consulenti del presidente Bardi sperano di evitare anche se non è ancora chiaro l’iter da seguire.