Sabato 06 Settembre 2025 | 19:38

Potenza: «Acque minerali, siamo in piena crisi»

 
Luigia Ierace

Reporter:

Luigia Ierace

acqua minerale

A lanciare l’allarme è Ettore Fortuna, vicepresidente di Mineracqua, che punta il dito sulla nella legge regionale: «La modifica del criterio di corresponsione dei canoni rischia di mettere fuori dal mercato le imprese lucane con conseguenze per l’indotto e l’occupazione»

Domenica 10 Aprile 2022, 11:28

11:29

POTENZA - «Il settore delle acque minerali soffre per l’aumento dei prezzi dell’energia e delle materie prime con l’aggravante, in Basilicata, della legge regionale sui canoni imposti alle imprese sull’imbottigliato e sull’emunto». A lanciare l’allarme è Ettore Fortuna, vicepresidente di Mineracqua, la federazione che associa le aziende delle acque minerali naturali e di quelle di sorgente.

Un patrimonio importante per la Basilicata?

«Tra il Vulture e il Pollino c’è un bacino idrico molto significativo per l’Italia. Qui si imbottigliano circa un miliardo di litri. Basti pensare che nelle regioni ricche di sorgenti, come Lombardia e Veneto, siamo rispettivamente a 3-4 miliardi di litri».

La Basilicata è ricca di petrolio e acqua. Entrambi settori capital intensive.

«La nostra industria crea mille posti di lavoro tra diretti e indiretti, un piccolo ma importante contributo in una regione di queste dimensioni».

A preoccupare la legge regionale sui canoni delle acque minerali?

«La modifica del criterio di corresponsione dei canoni rischia di mettere fuori dal mercato le imprese lucane con conseguenze per l’indotto e l’occupazione. Ci stiamo muovendo d’intesa con sindacati e sindaci e confidiamo nel dialogo con i vertici istituzionali per una revisione della legge».

In particolare, cosa contestate?

«La legge prevede l’aumento del canone sull’imbottigliato a 1,50 euro/mc, ma il punto critico della legge sono i canoni imposti anche sull’acqua emunta secondo sei scaglioni che vanno da un minimo di 0,50 centesimi (fino a 100 mila mc) a un massimo di 1,50 euro (oltre i 500 mila mc)».

Qual è la differenza?

«Nelle fasi di imbottigliamento ci sono tre tipologie di acqua: imbottigliata, utilizzata ed emunta. Quella imbottigliata è quella che va in bottiglia e sulla quale è previsto un canone fisso; utilizzata, per le operazioni di prelavaggio che, come previsto dalla legge, va fatto con l’acqua minerale prima dell’imbottigliamento.. Questa acqua è utilizzata anche per pulire gli impianti perché nei siti produttivi lucani non c’è l’acqua industriale. Poi c’è l’acqua emunta che è la portata della sorgente. Un parte, piuttosto cospicua, si perde perché l’azienda può imbottigliare solo quello che il mercato richiede e perché nelle sorgenti della Basilicata, in taluni casi, i pozzi vanno tenuti a sfioro per mantenere l’equilibrio idrologico».

Cosa chiedete alla Regione?

«La legge impone di pagare anche l’acqua che si perde che non possiamo imbottigliare, perché non abbiamo mercato sufficiente. Abbiamo molto discusso con la Regione e poiché non c’è l’acqua industriale, abbiamo chiesto di pagare il suo corrispondente».

Ma quanto pesa l’aumento per il settore?

«Ci sono stabilimenti in cui il canone si è decuplicato. Aziende ripartite da poco e in pieno sviluppo. E per loro diventa un onere importante. Inoltre, per misurare l’emunto che si perde, dovremmo installare apparecchi di misurazione particolari, difficili da reperire sul mercato».

Uno squilibrio tra i canoni regionali che incide sulle politiche industriali?

«La legge della Basilicata non tocca solo i concessionari, ma blocca lo sviluppo delle acque lucane necessariamente verso altri mercati regionali con prezzi medi più bassi anche del 20% e porta necessariamente ad un forte ridimensionamento di una intera filiera produttiva, con la sospensione degli investimenti e della crescita del territorio».

E questo in uno scenario che vede i costi diventati insostenibili?

«Siamo un settore energivoro. Rispetto al 2021 i produttori hanno speso il 417% in più per il gas metano, il 92% in più per il Pet. Il prezzo della carta è raddoppiato e anche il legno per i bancali costa il 108% in più, senza contare i trasporti (20% in più) e la carenza di autotrasportatori. In Italia l’Iva è tra le più alte d’Europa. I prezzi dell’acqua sono tra i più bassi in Italia in media 22 centesimi al litro».

E tutto questo incide anche in Basilicata?

«Il costo dell’energia pesa a seconda dei mercati che la Basilicata vuole raggiungere, ma se si vuole servire un canale Horeca a Milano o portare l’acqua per la ristorazione su scala nazionale il trasporto diventa una voce importante di costo».

Cosa si aspetta il comparto dalla Regione?

«Ci aspetteremmo che il governo regionale comprenda che il patrimonio idrico lucano va salvaguardato, perché se uno stabilimento chiude e cessa l’opera di coltivazione della sorgente, questa rischia in pochi anni di contaminarsi. La Regione dovrebbe avere tutto l’interesse a che le aziende producano di più, ma dovrebbe metterle in condizione di farlo e non imporre una legge che le penalizzi anche perché non esiste in nessuna altra parte d’Italia. E che se una azienda fosse in difficoltà anche sotto il profilo dei costi, la regione in maniera indiretta possa sostenerla. Dovrebbe fare più politica industriale contribuendo a risolvere i problemi, favorendo processi di sviluppo. Dobbiamo investire in nuovi macchinari, impianti sempre più efficienti e moderni e da anni investiamo in sostenibilità e in eco design per ridurre la quantità di plastica. E sono forti le preoccupazioni per l’introduzione della tassa sulla plastica, rinviata per la pandemia di 12 mesi, dovrebbe ma dal primo gennaio 2023. È una spada di Damocle sulla testa che produrrà un aumento di 450 euro a tonnellate. Speriamo che il governo non proceda».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)