Il rinnovo della concessione «Val d’Agri» sembra essere ad un passo. Scaduta il 26 ottobre 2019, la concessione che tocca l'Appennino Lucano, ha una estensione di 660,15 chilometri quadrati e interessa 19 comuni della provincia di Potenza, potrebbe avere il via libera entro l’estate. Per farlo, però, manca un tassello fondamentale: quello del Patto di sito, il protocollo tra Regione, Eni, sindacati e mondo datoriale per la promozione di iniziative finalizzate allo sviluppo, alla tutela della salute ed all’occupazione. Un patto che come avvenuto in passato ha l’obiettivo di tutelare i lavoratori occupati nell’area, in vista di eventuali cambi negli appalti, e di «valorizzare il patrimonio minerario presente in Basilicata nel rispetto del contesto ambientale e della vocazione imprenditoriale del territorio». Indicazioni precise su cui, però, sindacati ed imprese , nonostante il ruolo di mediazione della Regione, al momento sembrano lontani. Tanto che ad essere stata «bocciata» dai sindacati è stata la bozza di Protocollo d’intesa che era stata al centro di un incontro tenuto nei giorni scorsi. Una bozza che, ad esempio, prevedeva «azioni reciproche volte alla promozione di iniziative nel settore geo - minerario e non oil finalizzate allo sviluppo regionale» come pure «la realizzazione di azioni tendenti a favorire la valorizzazione e la salvaguardia delle risorse umane, del coinvolgimento delle micro, piccole e medie imprese e delle professionalità presenti nel territorio regionale inerenti lo sviluppo degli investimenti di Eni in Val d’Agri».
Ma se i principi di massima sono condivisi, a provocare la reazione dei sindacati sono le indicazioni che non ci sono. Quelle cioè che nel primo accordo, risalente al 2012, erano state inserite e che, oggi, invece, sono state cancellate. Come, ad esempio, quella che riguarda la conoscenza, entro 60 giorni dalla firma del Protocollo, «dei programmi di medio e lungo periodo delle attività di Eni sul territorio e della ricaduta occupazionale». «C’erano nel testo originario del 2012 e inspiegabilmente l’Eni le ha cancellate. Ecco perché è una bozza peggiorativa rispetto al passato» commenta il segretario regionale della Cisl, Enrico Gambardella. «Ci sono diversi elementi che sono stati cancellati. Per noi erano elementi di tutela dei lavoratori, soprattutto nell’ambito della continuità lavorativa dei cambi di appalto - aggiunge il segretario della Cis l - In particolare, nella conservazione delle condizioni di lavoro, del salario, degli inquadramenti, delle diverse voci della retribuzioni. E poi, questa straordinaria sorpresa del periodo di prova nei cambi di appalto che sembra un sorta di interpretazione molto originale del job act che penalizza i lavoratori, che sono competenti per l’azienda che lascia il lavoro e non lo sono per quella che assume lo stesso tipo di attività nella continuità dell’appalto. Serve aggiornare il protocollo, adeguarlo ai dettami dei nuovi contratti ed alle nuove condizioni di lavoro anche alla luce del covid». Ad auspicare miglioramenti al Protocollo anche dal punto di vista tecnico è il segretario regionale della Uil lucana, Vincenzo Tortorelli:
«In linea di massima il protocollo in questi anni ha funzionato - spiega il sindacalista - ha avuto una valenza storica per il nostro territorio ed è un strumento che ha funzionato. Ora, però, ci sono delle criticità che vanno affrontate. Esse sono legate ai cambi di appalto, dentro l’asse 5, su cui occorre ragionare. Stiamo facendo dei tavoli tecnici, speriamo di arrivare ad una intesa che ci consenta di avere un documento nuovo e capace di rispondere alle nuove esigenze». «Le estrazioni ci sono da 20 anni dobbiamo solo fare in modo che quel piano inclinato tra petrolio e territorio ritorni in equilibrio» conclude Tortorelli.
Insomma, posizioni distanti ma con la voglia di trovare una mediazione. Anche con l’aiuto della Regione che conta sui tavoli tecnici perché il Protocollo venga perfezionato e firmato. Per passare, poi, al tassello successivo: quello dell’iter del rinnovo della concessione «Val d’Agri».