Due immobili uso abitazione e uno adibito ad attività commerciale, tutti a Palazzo San Gervasio, due terreni seminativi in agro di Banzi, due autovetture (una Suzuki Vitara e una Clio) e oltre 268 mila ero (268.300) in banconote di vario taglio. Sono questi i beni posti sotto sequestro preventivo, finalizzato alla confisca, dai Carabinieri del Nucleo Operativo e radiomobile della Compagnia di Acerenza nell’ambito dell’indagine denominata «It’s Business” coordinata dalla Procura della Repubblica di Potenza - Direzione Distrettuale Antimafia.
L’operazione porto lo scorso 10 marzo al sequestro di oltre 3 chilogrammi di cocaina e 6 chilogrammi di marijuana oltre che al fermo di cinque persone, ritenuti responsabili di associazione finalizzata al traffico e detenzione ai fini di spaccio in concorso, nonché all’arresto in flagranza di altre due persone. Il provvedimento di sequestro è stato disposto poiché i beni in questione sono ritenuti, si legge nel dispositivo «profitto, prodotto o cose che servirono o furono destinate a commettere il reato, già sequestrati con finalità probatorie, all’esito delle perquisizioni, eseguite durante il citato provvedimento di fermo a carico degli indagati, ed il cui valore è stato stimato a circa 548 mila euro».
Una decisione conseguenza delle investigazioni, iniziate nel gennaio del 2020, che hanno consentito di svelare le attività, delineandone la struttura di un gruppo criminale che aveva base operativa a palazzo San Gervasio, in grado di approvvigionare di sostanze stupefacenti anche i comuni limitrofi pugliesi e lucani.
Le indagini infatti, hanno permesso di evidenziare l’esistenza di una stabile organizzazione a carattere familiare con al vertice i fratelli Fabio e Umberto De Nigris, due dei sottoposti a fermo, nonchè il padre degli stessi, anche lui tra i fermati, Giuseppe De Nigris, che aveva la sua sede logistica ed organizzativa nell’esercizio commerciale di vendita di frutta e verdura, intestato alla mamma dei fratelli De Nigris.
Nel locale commerciale si legge nel dispositivo del Tribunale di Potenza «la droga veniva pesata e confezionata per poi essere smerciata, sia all’interno dello stesso ed a volte pagata con la Carta del Reddito di Cittadinanza, sia in altri luoghi isolati fuoiri dal paese». [s.m.]