Il timore è che ci possano essere stati altri errori. In passato, ma anche oggi. Significa costringere alla quarantena chi è, in realtà, negativo, e lasciare libero di circolare chi è positivo. Può accadere, intendiamoci, che nel «mare magnum» di provette, tamponi, numeri e codici si possa incorrere in una svista, ma occorre un surplus di attenzione in questa maledetta pandemia.
Su segnalazione di un genitore di Potenza, è stato scoperto che nello screening riservato agli studenti dell’istituto Sinisgalli del capoluogo ci sarebbero stati degli scambi di numero relativi agli alunni sottoposti a test. Per questione di privacy, i ragazzi sono identificati con un codice numerico: i genitori (gli unici, insieme alla direzione scolastica, che possono accedere alle generalità) si sono accorti che accanto al nome del figlio, risultato positivo, c’era non solo un numero diverso da quello che gli avevano comunicato, ma anche l’orario e la data in cui era stato sottoposto a tampone. Il medico di famiglia ha immediatamente avvertito gli uffici competenti che però hanno glissato: «Per noi il bambino risulta positivo quindi deve stare a casa». Il cittadino si è rivolto in prima battuta al consigliere regionale Dino Bellettieri il quale ha fatto da tramite con il direttore sanitario dell’Asp, Luigi D’Angola, per sbrogliare la matassa e da controlli è emerso che effettivamente c’era stato un errore.
Coinvolti anche l’assessore regionale Rocco Leone e Sergio Molinari dell’Asp che si sono subito attivati risolvendo la questione in poche ore: il bambino ieri è stato sottoposto a un nuovo tampone, così come tutta la sua famiglia. Faranno lo stesso con l’alunno «scambiato». Il cittadino - che ha elogiato i suoi interlocutori per la tempestività e la professionalità nell’intervento - si era comportato diligentemente seguendo le direttive e le regole. A differenza di altri genitori che, mossi da dubbi sul risultato dei tamponi, avrebbero portato i propri figli a rifare i test violando la quarantena.
Uno sbaglio isolato? È quello che verificheranno al più presto. La pressione è tanta e può capitare di sbagliare. Ma occorre intervenire subito per migliorare l’organizzazione e programmare con attenzione. È quanto chiedono Paolo Fanti, Angela Uricchio e Paolo Laguardia della Flc Cgil in relazione alla campagna di vaccinazione del personale scolastico: «Si naviga a vista - dicono -. I lavoratori vengono avvisati all’ultimo momento, anche in casi in cui le persone siano affette da altre patologie o in terapie farmacologiche che richiederebbero il preavviso». Secondo il sindacato è una «campagna vaccinale “al buio”, in cui il personale scolastico non sa quando e dove verrà vaccinato: al momento sono operativi solo i due ospedali da campo dei due capoluoghi, non essendo stata preventivamente stabilita alcuna convenzione con i medici di base, necessaria a prevedere hub dislocati sui territori. Le due Aziende sanitarie - aggiunge la Flc Cgil - stanno procedendo autonomamente, non sappiamo sulla base di quali direttive, di quale cronoprogramma, di quali criteri di priorità e con quali procedure, nell’assoluta mancanza di trasparenza e di informazione e, apparentemente, senza alcun tipo di regia organizzativa da parte della Regione». E tra le priorità, lamenta il sindacato, non sono stati inclusi gli insegnanti di sostegno.