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Per pagare la bolletta si spendono 15 euro: la battaglia legale di Bella finisce in Cassazione

 
Giovanni Rivelli

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Giovanni Rivelli

Bella, bolletta Tim di 15 euro,  la battaglia legale finisce in Cassazione

La questione, nel primo decennio del duemila, è stata all’origine di una serie di cause contro l’allora Telecom Italia davanti al giudice di pace nel piccolo comune di Bella

Martedì 14 Luglio 2020, 16:26

Tra i mille costi e balzelli che toccano alle imprese italiane ce ne è uno particolarmente gradito: è quello per inviare la fattura delle prestazioni rese, l'atto che apre la strada all'ottenimento del saldo. Per le compagnie telefoniche, però, non è così. Perchè le clausole contrattuali prevedono che le spese di incasso, incluso l'invio della bolletta, siano a carico del cliente.

La questione, nel primo decennio del duemila, è stata all’origine di una serie di cause contro l’allora Telecom Italia davanti al giudice di pace nel piccolo comune di Bella, cinquemila abitanti scarsi, divisi tra il centro e le frazioni di Sant’Antonio Casalini, San Cataldo, Bella-Muro e via dicendo, dove, evidentemente, ne fecero una questione di principio: perché bisogna pagare per poter pagare? Una tesi che convinse il primo giudice, non così quando, a seguito del ricorso della Compagnia si pronunciò il tribunale secondo cui, piaccia o no, logica o no, quella pattuizione era stata prevista e accettata e quegli spiccioli andavano pagati. Perché, sia chiaro, di spiccioli si tratta. In un caso 15 euro, in altri due 18, comunque meno di 20. Ma, sebbene per quelle somme in tanti forse non si degnerebbero nemmeno di fare una fila alle poste, la questione sta tenendo ancora impegnata la giustizia italiana giungendo fino in Cassazione (già con tre sentenze). E davanti alla suprema Corte, il centro lucano più che Bella si è mostrato essere la Bestia per quella Tim che ha rilevato i rapporti di Telecom e che per tre volte è uscita sconfitta e senza che, in nessuno dei tre casi, si sia arrivato a discutere della questione centrale: quei soldi spettano o no?

Una parola finale preclusa da un problema tecnico, L’avvocato della Compagnia, di fuori regione, si era domiciliato presso un collega di Potenza, appena una ventina di chilometri in linea d’aria, ma la norma prevede che passato il confine comunale le notifiche si intendano perfezionate col deposito in cancelleria. E per tutte e tre le volte il ricorso è risultato tardivo, essendo, invece, stato preso come riferimento per il deposito la data in cui c’era stata l’effettiva conoscenza della sentenza.

Così, a passare in giudicato è stata la sentenza di primo grado e per le tre cause la compagnia telefonica è stata condannata a pagare un totale di 42 euro di risarcimenti e qualche migliaio di euro di spese legali oltre che i propri avvocati. I cittadini, insomma, hanno tenuto fermo il loro principio. Ma anche la compagnia: accettare di restituire i soldi sarebbe costato molto meno, ma avrebbe rappresentato un precedente pericoloso verso milioni di utenti. In fondo quante altre persone, fuori da Bella, saranno disposti a avviare una causa di 15 anni per un rimborso di 15 euro?

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