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Basilicata, un «bonus economico»: è il grazie ai lavoratori

 
Luigia Ierace

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Luigia Ierace

Basilicata, un «bonus economico»: è il  grazie ai lavoratori

L’arrivo della famiglia Passarelli Pula a Potenza negli anni '60

Umberto Passarelli Pula, Ad della Compass, premia la sua squadra. Un gesto di riconoscenza a dipendenti e «padroncini» che hanno garantito la distribuzione di gas Gpl in questo periodo

Venerdì 08 Maggio 2020, 14:49

POTENZA - Un bonus economico e una copertura assicurativa. «È il modo per dire “grazie” ai nostri 70 collaboratori, tra dipendenti e “padroncini” (autotrasportatori) per il lavoro svolto in questo periodo di “grande difficoltà”, in cui abbiamo avuto la fortuna di lavorare sempre. La nostra azienda, infatti, è tra quelle “essenziali” perché le forniture di gas Gpl rappresentano un “bene di prima necessità”».

A parlare è Umberto Passarelli Pula, amministratore delegato della Compass Spa (concessionaria Eni gas gpl), che opera nel settore della commercializzazione di prodotti petroliferi e gpl. Una realtà economica solida, capofila di un gruppo di aziende familiari con sede in Basilicata, a Potenza e Vaglio, tre filiali in Liguria, a Sarzana (La Spezia), Recco (Genova) e Imperia, che opera anche a Salerno, Massa Carrara e in Val d’Aosta, con oltre 20 mila clienti, 15 milioni di fatturato e 50 dipendenti.
La sua è una storia di impresa di famiglia iniziata 58 anni fa nella Matelica degli anni Sessanta dove viveva il capostipite, il nonno, Umberto, classe 1902, camionista e compagno d’infanzia di Enrico Mattei, al quale si rivolse per assicurare un futuro ai suoi tre figli, Plinio (classe 1926), Pavio (1932) e Carlo (1944).

E come tanti marchigiani trovò un lavoro?

«Un lavoro che gli fece scoprire la Basilicata, che divenne la sua seconda patria. Il contratto per il trasporto di bombole in Basilicata per conto dell’AgipGas fu firmato a luglio del 1962, tre mesi prima della morte di Mattei. Nacque l’azienda dei “Fratelli Passarelli Pula Plinio e Pavio autotrasportatori”. Si trasferirono a Potenza. Furono anni di duro lavoro, ma impresa e territorio sono cresciuti insieme».

È in questo contesto, alimentato dei valori della famiglia e di Enrico Mattei, che ha maturato l’idea di un premio ai suoi lavoratori?

«Un po’ in controtendenza rispetto a quello che sta accadendo, ho pensato a un gesto concreto di riconoscenza in perfetto stile «olivettiano» (i miei modelli sono Mattei, Olivetti, Cucinelli) a favore di tutti i dipendenti del gruppo, chi ha lavorato e non, ma anche dei collaboratori esterni».

In cosa consiste?

«In un bonus economico di 100 euro netti per tutti i dipendenti che sarà riconosciuto a maggio, ma anche a tutti i nostri autisti non dipendenti che ci hanno permesso con precisione e puntualità di arrivare nelle case dei nostri clienti. Si aggiunge una polizza assicurativa, in caso di contagio da Covid-19, che prevede un pacchetto di “garanzie e benefit”; nonché l’anticipazione del Fis - Fondo Integrazione Salariale a quel limitato numero di collaboratori per i quali siamo stati costretti a farne ricorso e a chi ha smaltito le ferie».

L’emergenza sanitaria ha imposto una diversa organizzazione?

«Ho pensato a come si svolge un lavoro di squadra e alla necessità di avere una sorta di panchina con le riserve pronte ad entrare in campo, perché se si fosse ammalato qualcuno, avrebbe costretto tutti a isolarsi a casa. Ma l’azienda non poteva fermarsi e solo con le riserve si sarebbe potuto continuare a portare le bombole di gas nelle case e garantire il gpl a privati e enti pubblici».

E se il beneficio è stato riconosciuto a tutta la squadra, la prevenzione è stato il primo passo in un’attività che avrebbe quotidianamente messo i suoi lavoratori in contatto con persone, esponendole anche a rischi.

«Ho subito attivato un rigido protocollo di sicurezza interno che consentisse di lavorare con tutte le tutele, dalle mascherine ai guanti, e il distanziamento entrando nelle case e dovendo anche maneggiare denaro».

Come è stato distribuito il lavoro?

«Gli autisti hanno lavorato h 24 per garantire le forniture; per alcuni amministrativi si è fatto ricorso allo smart working, altri sono stati presenti in azienda; sospese le attività commerciali c’è chi è rimasto a casa, utilizzando le ferie residue oppure facendo ricorso al Fondo».

Come è riuscito a seguire il lavoro dalla Basilicata alla Liguria?

«In questo strano periodo, non potendomi fisicamente spostare tra Potenza e la Liguria, come ho sempre fatto a settimane alterne dal 2010, ho gestito da casa le tre filiali liguri. Il concetto di video-conference faceva già parte del nostro bagaglio culturale: tutte le mattina facevo già una breve riunione collegandomi in video con “i miei ragazzi” (mi piace chiamarli così come faceva il Presidente Mattei). Quindi, anche lavorando da casa, siamo riusciti a mantenere il contatto attivo, abbiamo risolto qualsiasi tipo di problematica, mentre mettevano in campo tutto il possibile e necessario per continuare a lavorare, mettere in sicurezza tutti i lavoratori in campo, garantire il distanziamento sociale. Insomma, abbiamo continuato a lavorare ma in un modo diverso».

Come valuta questa esperienza?

«Durante questa emergenza ho imparato molte cose, che probabilmente non avrei avuto l’opportunità di percepire se tutto fosse rimasto come prima: che l’azienda era già pronta e matura per adottare forme di smart working, che negli ultimi anni il livello di digitalizzazione raggiunto, ci ha consentito di continuare a lavorare da casa, senza particolari difficoltà e che ci sono collaboratori così responsabili, che anche da casa, riescono ad essere addirittura più produttivi rispetto al lavoro d’ufficio. Mi sono reso conto, che se negli anni consideri i tuoi collaboratori come una vera “risorsa” (instaurando un rapporto sincero e leale, rispettando le regole del gioco, prendendoti cura anche delle loro problematiche esterne al mondo del lavoro) nei momenti di difficoltà come questo, tirano fuori il meglio, considerando l’azienda come la loro famiglia e quindi, come farebbe un figlio diligente, si mettono a completa disposizione per superare tutte le difficoltà».

Come ha detto ai lavoratori che voleva premiarli?

«Per comunicare con tutti loro, durante l’emergenza avevo creato un gruppo su whatsapp. È diventato il luogo di incontro in cui tutti hanno familiarizzato: da nord a sud. C’è stato uno scambio di affetti e simpatie tra persone che non si sono mai viste e incontrate. L’ho annunciato nel gruppo il primo maggio proprio per dare un messaggio positivo a tutti nel giorno della festa dei lavoratori e ringraziarli».

Un segnale tangibile di un’azienda che lavora con il cuore e che cerca distingue anche per un alto profilo etico?

«Guardo a tutti i ragazzi che hanno subito un infortunio sul lavoro. Per questo la Compass Spa ha scelto di essere sponsor della Federazione italiana nuoto paralimpico».

Lei è la terza generazione di questa famiglia a portare avanti l’impresa?

«Sono figlio di Pavio (scomparso 2 anni fa), con mia sorella Grazia (in consiglio di amministrazione con lo zio Carlo) e le cugine Regina e Marcella, la società si è allargata in Liguria. E con Francesco (figlio di Grazia), laurea in Ingegneria energetica, si potrebbe arrivare alla quarta generazione».

Una bella storia di famiglia il cui destino è legato all’uomo dell’Eni. Nella sede di Vaglio di Basilicata, un vero archivio storico su Enrico Mattei, in cui Umberto Passarelli Pula raccoglie oggetti, ricordi, curiosità, emozioni.

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