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Test lucano per produrre

 
Carmen Lasorella

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Carmen Lasorella

Test lucano per produrre

Caso al San Carlo [Tony Vece]

Il contributo di Carmen Lasorella: «Dicono 150 accademici italiani : “non si può immaginare di tenere bloccato il Paese ancora per mesi, con conseguenze sociali ed economiche che provocano danni più gravi di quelli prodotti dal virus»

Sabato 04 Aprile 2020, 15:16

Dicono 150 accademici italiani : “non si può immaginare di tenere bloccato il Paese ancora per mesi, con conseguenze sociali ed economiche che provocano danni più gravi di quelli prodotti dal virus. (Si calcola che nei primi sei mesi del 2020, l’Italia perderà il 10% del suo Pil e a fine anno la media sarà del 6%.) I Prof delle università italiane sostengono: bisogna passare quanto prima alla fase 2. Ritorno al lavoro con i lavoratori in sicurezza. Ricorso all’intelligenza artificiale per monitorare la situazione sul territorio. Determinazione di un’area test a scarso contagio.

Difficile non essere d’accordo. Per fortuna, viviamo in un Paese, che riconosce il senso della vita, senza misurarne il valore con il numero degli anni o con la banda di una carta di credito, ma pur nella consapevolezza degli errori, inevitabili dinanzi ad un’emergenza sconosciuta, un po’ meno dinanzi alle strumentalizzazioni e alle polemiche, che si sono solo attenuate e non spente, nonostante i camion della morte, non possiamo a questo punto che rientrare nella logica di affiancare alla cura, la ripresa. Dunque di sostenere quell’idea.

Sia chiaro: non ci sono solo le ragioni economiche, di per sé fondamentali. E’ in gioco anche la tenuta democratica e unitaria del Paese, il patrimonio inestimabile che ci appartiene, l’unicità di una storia straordinaria, e ancora, soprattutto, il valore del nostro capitale umano.

Il mondo ci ha deriso all’alba del contagio, che andava a colpire - guarda caso - proprio gli organi vitali del corpo italiano (le regioni emiliano-lombardo-venete), ma oggi ci apprezza. Niente di nuovo – sia chiaro - storia già vissuta, eppure il significato è forte: a dispetto dello scherno, delle umiliazioni, dell’isolamento…a dispetto di noi stessi, sempre divisi alla meta, questo grande Paese può ricominciare e rimettersi in moto. Gli additivi indispensabili al carburante, sarebbero la fiducia, la solidarietà, il coraggio. Le polemiche? No, grazie. Chiederemo quello che ci spetta all’Europa, che ci vede paese fondatore e contributore di primo piano, difenderemo ogni proposta intelligente per finanziare questo dopoguerra… ma intanto dobbiamo andiamo avanti.

Veniamo allora al succo della lettera dei Prof, che invocano l’avvio di una fase 2 in sicurezza, la creazione di un’area test e l’utilizzo delle risorse dell’intelligenza artificiale. Scelte, che toccano al nostro governo, ma che avrebbero bisogno del supporto del Sud, per fortuna lontano dai focolai del contagio.

Ragionevolmente possiamo pensare, che il monitoraggio del virus, con una campionatura sempre più estesa sui territori, nel rispetto delle regole, garantirà meglio chi sta lavorando, chi dovrà tornare al lavoro ed anche le comunità sociali: diversamente abili, terza età, religiosi, ecc. ovvero proprio quelle sedi di contagio, che hanno costretto alla quarantena comuni al Nord, ma soprattutto al Sud del Paese.

In sostanza, se nessuno sarà lasciato solo – davvero - nella capillarità dei controlli, si può ricominciare, benché gradualmente E’ una possibilità, almeno. E concreta.

In questi mesi di alfabetizzazione digitale forzata, si è parlato spesso di geo-localizzazione. Le ricerche sul web identificano il chi, il dove il che cosa. Il riferimento è alle attività, ai siti monumentali, alla geografia… quando si parla di ricorso all’intelligenza artificiale per monitorare il virus sul territorio, il riferimento invece è alle persone. Ovvero? La violazione dei diritti costituzionali?! Tutto vero, come è tutta vera la realtà orwelliana che stiamo già vivendo, dove se i fatti non piacciono, basta cambiare i fatti e con le telecamere ovunque che fanno il resto! Vorrebbe dire che per “un tempo X” dovremmo rinunciare ancora ad altre libertà?? Di fatto, vorrebbe dire anche questo. Ma potrebbe voler dire anche altro. Proprio il Sud che sa soffrire e che ha la cultura della resilienza, ma che per fortuna è rimasto lontano dalle aree aggredite dal virus, oggi potrebbe fare la sua parte, nonostante le strutture clientelari sempre al collasso.

Il Sud potrebbe dare una mano al Nord, perché già sconta da oltre 100 anni sfruttamento e sudditanze, dunque sarebbe capace di affrontare questa esperienza di pochi mesi. L’area test ideale potrebbe essere la Basilicata, che appena avuto con Matera una capitale europea della cultura, giusto nel cuore del Sud, tra la Campania e la Puglia e sul confine con la Calabria. Popolazione limitata e un’area scarsamente contagiata.

Un monitoraggio digitale, che migliorerebbe la sicurezza del territorio non solo contro il virus. Naturalmente, sarebbe affidata al governo la regia, che vigilerebbe da subito sulla ripresa delle attività economiche locali, con l’impegno dichiarato a potenziarle, mentre sarebbe regionale il concorso delle realtà intorno, in tutte forme di collaborazione possibili. Questa volta Orwel non ci avrebbe fatto paura.

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