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Giovanni Rivelli
04 Maggio 2019
La festa c’è stata, gli onora al santo come da tradizione e quest’anno pure la penitenza: ai componenti del Comitato feste è toccato armarsi di pennarello e fare il giro di bar e muri del paese e dei centri vicini per cancellare quello sponsor dello scandalo: un sexy shop a sostegno delle celebrazioni del patrono difronte al quale don Peppino, il parroco della locale chiesa ha posto l’out out: o lui o la festa.
Contestualizziamo: San Giuseppe Lavoratore, patrono della frazione di Barricelle, un gruppo di case in territorio di Marsicovetere dove vivono poco meno di 250 persone. Il comitato feste è composto da sette, diciamolo, coraggiosi che si fanno carico di tutto: dalle pratiche burocratiche all’organizzazione dei momenti di svago, dalla tipografia al finanziamento. Già il finanziamento. Perché per quei due giorni di festa, il 30 aprile e il primo maggio, che rendono la frazione «centrale» nella valle del petrolio con due serate musicali e gli immancabili fuochi d’artificio, oltre alle donazioni dei sostenitori, i volontari raccolgono degli sponsor che in cambio di un quadratino sul manifesto e la menzione del presentatore degli spettacoli danno cifre variabili dai 50 ai 100 euro. Ventiquattro quelli sul manifesto dell’edizione 2019 e che fatica metterli insieme.
Al punto che al buon Mauro Curcio, uno dei «motori» del comitato feste, non è parso vero quando si è recato al locale supermercato che gli si facesse avanti un signore che gli chiedeva se era possibile mettere anche un altro sponsor. «Gli ho detto di sì - racconta Mauro a telefono - non mi sembrava niente di male. Non è una grossa somma, ma ci faceva comodo. Così mi sono fatto mandare il logo e l’ho girato alla tipografia che lo ha sistemato con tutti gli altri, alla fine io stesso ho ricontrollato, come sempre, che non fosse sfuggito nessuno e ho dato l’ok alla stampa».
Manifesti pronti e via alla distribuzione come sempre avviene in questi casi. Bar ristoranti e punti strategici della zona per farsi notare. E il risultato è stato raggiunto al punto che qualcuno ha notato anche quel quadratino nero di circa 4 centimetri in seconda fila in cui fa bella mostra di sé la silhouette rossa di una donna il cui décolleté appare francamente esagerato e sfiora le leggi della gravità, completato dalla eloquente scritta: «Perversioni».
Così, mai fu più giusto dirlo, apriti cielo e da quello squarcio celeste non si sono manifestate presenze divine, ma un inferocito don Peppino che non ha accettato mediazioni: senza cancellare il logo niente festa. E se a telefono, prima di sbattere due volte la cornetta invitando ora a raggiungerlo di persona e poi dicendo che non ne parlerebbe mai, lo definisce «un piccolo equivoco», chi ne ha subitole conseguenze lo descrive come «inferocito».
Fatto sta che i componenti del comitato festa, dopo che i manifesti erano affissi da un paio di giorni, hanno dovuto rifare il giro armati di pennarello e ricoprire di nero anche quell’immagine rossa scabrosa e la relativa scritta, mentre a uno è toccato andare a restituire i 50 euro ricevuti come contributo alla signora Elena, titolare dello «scabroso» negozio di Atena Lucana. La quale Elena sembra la più divertita da tutta questa vicenda. «Ma quale è il problema? - chiede ridendo vistosamente - Dove c’è il sacro c’è anche il profano, anche i preti e i fedeli hanno una loro sessualità, e la sponsorizzazione l’avevamo fatta perché ci era stata richiesta e specificano che si trattava di un’attività particolare e ci risposero che non c’erano problemi. Ma come non c’è stato problema farla non abbiamo avuto problemi a ritirarla. Certo - aggiunge con un’altra risata - ora lo “sfizio” c’è, per cui se qualche altro comitato festa patronale ha bisogno di uno sponsor si faccia avanti, che sicuramente siamo disponibili» assicura dicendo di aver ricevuto in passato richieste dal territorio salernitano, ma di averle ignorate preferendo puntare sul mercato lucano per sviluppare il proprio lavoro. Un lavoro per il quale, però, dovrà trovarsi un altro Santo...
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