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Il padre riavrà le figlie La madre amante di pentito le aveva portate con sé

 
Il padre riavrà le figlie La madre amante di pentito le aveva portate con sé

Mercoledì 31 Agosto 2011, 08:32

02 Febbraio 2016, 23:44

di NICOLA PEPE

BARI - Il Tar dice no al «rapimento» di Stato. Per i giudici amministrativi baresi, il Viminale non può «ipotecare» il diritto di famiglia per proteggere un pentito. Tradotto, non si possono portar via due minori senza il consenso di entrambi i genitori. È destinato a far discutere il decreto cautelare monocratico (secretato) con cui il presidente facente funzioni del tribunale amministrativo per la Puglia, Antonio Pasca, ha accolto il ricorso cautelare del papà di due bambini sottoposti a regime di protezione perchè la mamma ha scelto di seguire il suo amante, un pentito di mafia. La singolare decisione è stata adottata l'altro giorno quando al tribunale amministrativo del capoluogo pugliese dopo il ricorso presentato dal genitore di due ragazzini, di 10 e 14 anni, volatilizzatisi nel nulla un mese fa dopo la una decisione del servizio centrale di protezione del ministero dell'Interno. 

Procediamo con ordine. Nel luglio del 2010, nell'ambito di un blitz antimafia ribattezzato «Libertà», vengono arrestate a Bari una trentina di persone ritenute affiliate a un clan malavitoso (gli Strisciuglio) dedito al traffico di sostanze stupefacenti. Tra gli incarcerati c'è Vito Valerio, un giovane che si rivelerà un killer del gruppo mafioso degli Strisciuglio, egemone nel capoluogo pugliese. Valerio decide di collaborare con la giustizia, i suoi due figli circolano liberamente nel quartiere d'origine, il Libertà, mentre l'uomo intrattiene una relazione con una donna che è sposata ed è madre di due bambine di 14 e 10 anni. 
Valerio, nel corso di colloqui investigativi, manifesta la sua preoccupazione per la donna con la quale intrattiene una relazione da diverso tempo. Ed è per questo che il 19 luglio, dopo una sua libera «adesione» al programma di protezione, la donna viene prelevata dalla sua abitazione in via Bovio, al rione Libertà di Bari, unitamente alle due figlie e al nipote, di sei anni che era in affidamento, e portata nella località protetta (come riferito in esclusiva dalla Gazzetta nell'edizione del giorno dopo, il 20 luglio). 

Il marito, nonché papà dei bambini, Roberto G., apprende la notizie qualche ora dopo dai Carabinieri. La moglie, amante del pentito, è riuscita a portar via con sé i tre bambini ottenendo l'ammissione al programma di protezione per “motivi di sicurezza”. La vicenda approda anche al tribunale per i minorenni che, il 2 agosto scorso, in una caserma dei carabinieri, ascolta i bambini e la donna. La più grande manifesta chiaramente l'affetto per il padre e dichiara che «le spaventa cambiare scuola». La donna, invece, dichiara di voler stare con il suo amante: con il marito non va più d'accordo, quindi preferisce restare a vivere sotto protezione con il suo «nuovo amore» ma aggiunge di temere per l'incolumità dei suoi figli. 
Roberto G., rimasto solo, piange come un bambino. Rivuole le sue figlie, ma non sa dove stiano. E non riesce a darsi pace da quel giorno quando, poco dopo l'alba, era uscito di casa per andare a lavorare e aveva salutato la moglie. 

Con le figlie riesce a parlare solo al telefono: «Papà qui siamo in una stanza chiusa» gli riferiscono e aggiungono: «Vogliamo stare con te». Ma il servizio centrale di protezione ha dato priorità alla madre nonostante il matrimonio tra i genitori, a partire dal 1998, non abbia conosciuto soluzione di continuità. L’uomo, assistito dall'avv. Fabio Campese, presenta un ricorso al Tar Puglia. Il ragionamento del legale è questo: chi stabilisce come violare la Costituzione, cioè minare la potestà genitoriale? Chi ha deciso con chi devono restare i bambini visto che non sono neanche figli legittimi del pentito ma solo legati a lui attraverso la sua amante? 
La questione finisce sul tavolo del presidente facente funzioni del Tar, Antonio Pasca, che sfocia in un decreto cautelare che ribalta la scelta del Viminale e accoglie, sia pure fino all'8 settembre, il ricorso del padre: tradotto, le bambine devono tornare a casa, salvo diversa decisione del tribunale per i minorenni. Il decreto cautelare è un provvedimento immediatamente esecutivo per legge ed è inappellabile: una sua violazione comporta un reato.
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