C’è il genio di un compositore salentino dietro l’operazione-Gaia al Festival di Sanremo. Parliamo di Giorgio Spedicato, in arte Machweo. Nato a Galatina 28 anni fa, è cresciuto a Carmiano prima di spostarsi a Milano per esigenze di lavoro. Talento multiforme, ama creare musica per sé e per gli altri. Infatti egli è sulla scena artistica in prima persona: con il peruviano Gustavo Aaron Saavedra forma il duo Bautista, a detta di molti inventore del genere Emoton, la nuova frontiera del pop interetnico, che si è concretizzata pochissimi giorni prima del Festival nell’uscita del singolo Notoriedad (Carosello Records/ The Orchard). Ma Spedicato adora anche la fase autoriale pura, come è stato nel caso di Gaia Gozzi, classificatasi al 19esimo posto all’Ariston con Cuore amaro, un brano che per l’andamento decisamente latino e il testo intriso di saudade metropolitana potrebbe candidarsi a tormentone della prossima estate, complice anche la sensualità della 23enne interprete italo-brasiliana, splendide gambe e movenze mozzafiato. Il singolo, etichetta e distribuzione Sony, entrerà a far parte del prossimo album della cantante, approdata al Festival dopo la vittoria ad «Amici» 2020.
Spedicato, da dove deriva il suo nome d’arte?
«Da una scelta fatta anni e anni fa quasi per gioco, quando non immaginavo neanche minimamente che scrivere canzoni sarebbe diventato il mio lavoro. Me lo sono scelto quasi casualmente e me lo sono tenuto. Significa "tramonto" in lingua swahili e sicuramente quando l'ho scelto aveva un senso ma non me lo ricordo».
Come e quando ha scritto la melodia di «Cuore amaro»?
«È una canzone nata in modo molto naturale. La melodia come tutta la musica è stata scritta la scorsa estate mentre io e altri amici autori siamo stati ospitati a casa del nonno di Gaia a Viadana, in provincia di Mantova. L'atmosfera era quella della famiglia, ogni giorno buttavamo idee una dietro l'altra e Cuore amaro è nata da una mia piccola improvvisazione che stavo facendo una di quelle mattine. Gaia la sente, le piace molto, improvvisa una melodia di voce e si uniscono Jacopo Ettorre e Daniele Dezi ad aiutare con la scrittura del testo».
Considerata l’impossibilità di tenere i live, come si svolge la sua giornata media?
«Guardi, io non so mai in quale giorno della settimana mi trovo, passo tutto il tempo a scrivere musica con qualche pausa per giocare ai videogiochi e per curare e far divertire il mio cane. Mi sono imposto una routine ferrea come se fossimo ancora nella normalità, mi sveglio alle sette e mezza e conduco la vita più sana possibile nonostante le limitazioni. Devo dire che me la sto cavando bene. Sono molto concentrato a scrivere musica nuova con Aaron per il progetto Bautista, il 95% delle mie energie va lì».
Il Salento ha generato ormai una factory musicale diffusa, e soprattutto molto prolifica. Si è domandato il perché?
«In effetti il Salento è mostruosamente prolifico di musica ma francamente non le so spiegare perché. Io credo che più che di una scena solida dal punto di vista identitario si possa parlare di tantissime scintille che continuano a zampillare qua e là senza sosta. Poi ti trovi a lavorare con persone che non conosci bene o che trovi per caso a un concerto (quando ai concerti si poteva andare) e a un certo punto della serata arriva sempre il momento ‘ah ma puru tie salentinu sinti?’. È una regola».
A quale progetto sta lavorando in questo momento?
«Ora come ora, come le dicevo, sto lavorando molto sul progetto Bautista. Io e Aaron verremo in Salento intorno a metà mese per girare il nuovo videoclip, così forse riesco anche a passare a salutare i parenti, la nonna e il nonno (che si è più volte premurato di farmi dire in quest'intervista che io non sono di Galatina in provincia di Lecce ma di Carmiano e lo sa che i nonni si ascoltano sempre). Nel frattempo continuo a scrivere canzoni come autore per altri artisti ma non posso raccontarvi nulla al riguardo, solo che penso che il prossimo anno mi divertirò molto».