Un’idea rivoluzionaria in fatto di dispositivi di sicurezza nella lotta al Covid-19 arriva direttamente da Varna in Bulgaria. Al lavoro, nel suo laboratorio di chimica, uno dei tanti e mai scontati cervelli in fuga dal nostro Belpaese. Il dottor Domenico Lovallo è un chimico lucano di Potenza, esperto di modificazioni di superfici anti-Covid e antibatteriche e in forza dal 2019 alla Plastchim-T Bulgaria (Gomma & Plastica) come direttore di produzione. In poche parole, uno scienziato dalle mille risorse a cui la Basilicata seppe dare il benservito nel 2017, anno in cui Lovallo vinse il «Bando Esperti Giunta regionale “Categoria E – esperto sviluppo - innovazione - finanziamenti ed incentivi», senza ricevere alcuna nomina. Ma questa al momento è un’altra storia di cui ci occuperemo in tempi di ordinaria... normalità.
Andiamo al dramma dei nostri giorni. «Il Covid 19 è da considerarsi la peste del 21esimo secolo. Da esperto, lo dico con estrema franchezza – sussulta il chimico interpellato dalla Gazzetta al telefono -. Per curare il Covid 19 sarà necessario comprenderne a fondo i meccanismi. Sarà molto difficile sviluppare un vaccino definitivo proprio perché il virus sembrerebbe poter essere mutageno».
Parole forti che non lasciano scampo a tentennamenti di sorta o lassismi governativi, specie in Basilicata dove “mastichiamo” un indice di contagiosità superiore a tutte le altre regioni italiane.
Secondo lo scienziato lucano, tra i maggiori esperti europei nel campo delle modificazioni superficiali e di bulk dei materiali «una efficiente idea scientifica di prevenzione da Covid-19 non potrebbe esulare dalla conoscenza della struttura molecolare del virus e dalla comprensione dei meccanismi di ancoraggio e permeazione del Covid 19 attraverso i materiali. Parliamo tanto, forse anche a dismisura di questo virus, ma in realtà non lo conosciamo a fondo».
E allora ce lo spieghi. Ci dica di cosa è fatto il Covid-19?
«È composto da una matrice acquosa polare/idrofila al 60% circa, cellula che ingloba una componente idrofoba/organica - oleaosa. Ovvero è dotato sia di componente idrofila che di una componente idrofoba».
Basta una mascherina a fermarlo?
«Partendo da quello che vi ho appena detto, si capisce perché il Covid-19 passa agevolmente attraverso le mascherine di carta o di stoffa. Siccome sia la carta che la stoffa si lasciano scrivere dagli inchiostri e si bagnano sia con con l’acqua che con l’olio, il Covid 19 li attraverserà agevolmente o con la sua componente idrofila o con la sua componente idrofoba».
Partendo da tutte queste premesse ci chiediamo se è possibile creare un materiale anti-covid efficace?
«La risposta scientifica è probabilmente sì. Infatti studiando i comportamenti dei materiale si intuisce una semplice cosa, sarebbe necessario mettere a punto materiali che abbiano una tensione superficiale prossima allo zero dyne/cm o il minore possibile per non consentire al virus di legare la sua superficie. In natura se analizziamo tutti i materiali, quello che più si avvicina è il vetro perché composto da una particolare struttura chimico-fisica. È stato pensato di laminare 2 materiali con uno speciale adesivo che in particolari condizioni abbia micro-fori inferiori a 30 micron e quindi capace di bloccare le eventuali molecola che in qualche modo sarebbero non filtrate dall’1% di inefficiente superficie. Questo laminato, in fase sperimentale, potrebbe pertanto bloccare virus e batteri fino al 99.9%».
In attesa del vaccino e di una cura, dunque, occorre che la scienza concentri l’attenzione su come realizzare validi dispositivi di sicurezza...
«In sostanza anche la scienza del materiali può fare molto per permettere alle persone di proteggersi nel migliore dei modo dal Covid-19 in attesa di farmaci e vaccini efficaci».