Bella, disinvolta, determinata. Una laurea in Bioingegneria all’Università di Pavia e un dottorato di ricerca durato tre anni, conseguito tra Losanna e Boston, terminato in streaming, durante il lockdown negli States, che difficilmente dimenticherà.
Questa è Ilaria Ricchi, 25 anni, una dei 41 neodottori che hanno risposto all’iniziativa «Smart Graduation Day», varata dalla Regione e dall’ Anci Puglia e premiati dall’amministrazione comunale per questo loro traguardo, conseguito in un periodo così particolare.
«Ho desiderato sin da piccola fare il medico - racconta - ma la matematica, l’informatica, la parte computazionale dei miei studi ha avuto sempre il sopravvento sulle altre materie e ho pensato che studiare medicina non mi sarebbe tornato utile: troppo mnemonica. Ho convenuto, perciò - confessa Ilaria -, che la bioingegneria poteva far convivere il mio interesse medico con la parte logica del mio pensiero. Ed eccomi qua, con un dottorato di ricerca in neuroingegneria, iniziato alla Epfl di Losanna dove per i miei ottimi risultati mi hanno assegnato una borsa di studio della Fondazione Bertarelli, che mi ha portato alla Harvard Medical University di Boston dove ho preparato il mio progetto di tesi».
Laggiù, nel Massachusetts, si trattava di vivere in pochi metri quadrati, stare davanti a un computer e fare ricerca, relazionandosi con le sole persone molto simpatiche, di diverse nazionalità, che vivevano nel suo condominio.
Una situazione accettabile in tempi normali, ma complicata dal lockdown, che per sei mesi le ha reso più duro, anche dal punto di vista psicologico, il soggiorno americano. Dover stare nella stessa stanza per dormire, mangiare e studiare, fare sempre le stesse cose, non deve essere stato entusiasmante per la talentosa ragazza putignanese.
Le palestre erano chiuse, le piscine, dove lei poteva praticare il nuoto che ama da sempre, erano chiuse. Si poteva solo fare jogging.
A fine maggio, però, tutte le Università statunitensi, vista la pandemia dilagante, annunciano che il secondo semestre si sarebbe svolto online. Allora il presidente Trump ha annunciato un progetto che ha provocato grande apprensione in tutti gli studenti stranieri. Ricorda la ragazza: «Si trattava di farci rientrare tutti nei nostri Paesi d’origine, annullando i nostri visti e bloccando (e lo sono ancora tutt’ora) quelli in entrata. Ovviamente sono andata in panico, come tutti gli altri. Fortunatamente, la Harvard University e il Mit (Massachusetts Institute of Technology) hanno fatto causa e sono riusciti a far rientrare il progetto del presidente. Così ho portato a termine il mio periodo di ricerca».
Specializzandosi in neuroingegneria, una vasta branca che si occupa dell’intero sistema nervoso, la ricercatrice pugliese ha puntato il suo interesse su malattie neurodegenerative per le quali non esistono ancora cure che assicurano la guarigione. Come l’Alzheimer, per il quale esiste solo la diagnosi e che diventa punto di partenza per la ricerca.
La nostra bionda interlocutrice riparte fra poche ore per Losanna. L’attende la Siemens, che produce anche sofisticate tecnologie. Qui inizierà un preciso progetto, che dovrebbe anticipare di 20 anni l’auspicata diagnosi preventiva dell’Alzheimer. Utilizzerà metodi automatici partendo da 300 pazienti ricoverati in una clinica da tempo.
Il suo sogno nel cassetto? «Ritornare nella mia terra, ma non presto, per trasferire alle nuove generazioni quello che avrò imparato. Ritornare, con le mie forze, per avviare nella mia Putignano una startup, anche per incentivare l’occupazione, dato che non c’è lavoro. Ma so già che è un sogno destinato a rimanere nel cassetto ancora a lungo».
Sorride e si conceda la bella Ilaria, con la sua fluente chioma bionda scompigliata dal vento. I suoi grandi occhi, di uno straordinario azzurro cangiante, sono ora spalancati su un roseo futuro prossimo, che parla di ricerca e di scienza.