Il giornalista Giuseppe Zaccaria, per trent'anni inviato nei Balcani per il quotidiano La Stampa, è morto oggi in un ospedale di Belgrado dove era ricoverato in gravi condizioni da alcune settimane.
Nato a Bari il 18 novembre 1950 e laureato in giurisprudenza, Zaccaria aveva seguito dal di dentro i drammatici conflitti che portarono alla dissoluzione della ex Jugoslavia e alla caduta di Slobodan Milosevic, da lui intervistato in esclusiva dopo la sua uscita di scena. Fu il primo giornalista europeo a descrivere gli orrori dello 'stupro etnicò e nel 1993 vinse il Premio Hemingway 'per aver svelato all’Italia e al mondo intero i drammi che si stavano compiendo a un passo dalle nostre frontierè, come detto nella motivazione del riconoscimento.
Grande conoscitore dei Balcani, Zaccaria era stato anche a Bucarest durante i giorni drammatici della caduta di Nicolae Ceausescu nel dicembre 1989, in Ungheria, Bulgaria, nell’allora Cecoslovacchia, in Polonia dopo la caduta del Muro di Berlino, a Gerusalemme nelle fasi critiche dell’Intifada, a Baghdad durante la Guerra del Golfo e poi per la caduta di Saddam Hussein. Seguì anche la crisi di Timor est. Nel 2000 gli fu assegnato in Italia il Premio Saint Vincent del Presidente della Repubblica. Scrisse alcuni libri, fra i quali 'Noi criminali di guerra, storie vere dalla ex Jugoslavià (1994, ed. Baldini e Castoldi, Milano), utilizzato tra l’altro dai giudici del Tribunale penale internazionale dell’Aja (Tpi), e 'La strega rossà su Mirjana Markovic, moglie di Slobodan Milosevic (2005). Negli anni scorsi fu tra l’altro addetto stampa per Fiat Serbia, mentre fino all’ultimo, prima della malattia, aveva scritto per il sito italiano Ytali.