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La balena di Matera
dimenticata in un museo

 
Nicola PEPE

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Nicola PEPE

La balena di Materadimenticata in un museo

Scoperto nel 2006 nel lago artificiale di San Giuliano, a cui deve il nome, il fossile non è stato ancora studiato: stabilite solo le dimensioni del cetaceo

Venerdì 30 Settembre 2016, 10:30

E’ il fossile di balenottera vissuta nel Pleistocene, circa 1,8 milioni di anni fa, più grande mai scoperto e potrebbe raccontare la storia dell’evoluzione della Terra: si chiama 'Giulianà, nuotava nel Mediterraneo, dove oggi c'è la Basilicata, ma i resti giacciono dimenticati nel Museo Archeologico Nazionale di Matera. La sua storia è raccontata nel documentario 'Giallo ocra - Il mistero del fossile di Materà, realizzato dal giornalista scientifico Renato Sartini. Scoperto da un agricoltore l’8 agosto del 2006 nel lago artificiale di San Giuliano, a cui deve il nome, il fossile non è stato ancora studiato, ma dalle prime indagini fatte al momento del ritrovamento è stato possibile stabilire le dimensioni del cetaceo.
«Il cranio ha permesso di stimare in 25 metri la lunghezza della balenottera, misure raggiunte oggi soltanto dalla balenottera azzurra e dalla balenottera comune che, con i loro 33 e 26 metri circa, sono i più grandi animali del pianetà' spiega nel documentario il paleontologo Giovanni Bianucci, dell’università di Pisa, che ha esaminato il fossile con i paleontologi Walter Landini, della stessa università, e Angelo Varola dell’università del Salento.
Secondo l’esperto è «il più grande fossile di balenottera mai scoperto risalente al periodo compreso tra 1.8 milioni e 781 mila anni fa» e la sua grandezza potrebbe fornire informazioni anche sui cambiamenti climatici. «Poiché quanto più grande è la massa di un corpo tanto più lenta è la sua perdita di calore in acque fredde, il fossile - osserva - confermerebbe la teoria secondo la quale l’aumento delle dimensioni di questi cetacei sarebbe una risposta alle glaciazioni degli ultimi 2 milioni di anni».
Della balenottera sono state trovate 12 vertebre, diverse costole, la pinna pettorale, la parte posteriore del cranio, mandibola e mascella. I resti sono stati scoperti a circa 100 metri sul livello del mare quando l’Italia meridionale era molto diversa da oggi: l’attuale Puglia era un arcipelago di isolette e un ampio canale univa quello che oggi è il Mar Ionio con il Mare Adriatico

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