Sabato 06 Settembre 2025 | 06:45

A Matera è già «Bruna»: il prossimo carro dedicato a prossimità e vicinanza

 
Enzo Fontanarosa

Reporter:

Enzo Fontanarosa

A Matera è già «Bruna»:  il prossimo carro dedicato a prossimità e vicinanza

Pubblicato il bando di concorso per la costruzione del manufatto trionfale in cartapesta in onore della Patrona

Mercoledì 04 Ottobre 2023, 12:26

MATERA - L’orologio che scandisce il tempo verso il giorno più lungo dei materani, la solennità patronale della Bruna, segna la prima ora importante. Quella del tema che guiderà mani esperte nel dargli forma e sostanza nel Carro trionfale in cartapesta del 2 Luglio, la catechesi in movimento della Festa. Il soggetto da rappresentare nel 2024 è tratto dai versetti Allo spezzare il pane i discepoli di Emmaus lo riconobbero e dissero: “Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture? (cfr. Lc 24, 13-35)». Che messaggio è contenuto in questo passo dell’evangelista Luca? Lo abbiamo chiesto a don Francesco Di Marzio, il delegato arcivescovile nell’associazione Maria SS. della Bruna.

«Il tema scelto è stato pensato partendo da un presupposto – afferma –. Cioè, che il Vangelo non è un libro ma è Gesù, il Cristo risorto. Ad accomunare credenti e non, è il farsi prossimi, vicini. Nel brano scelto ci sono due discepoli che rappresentano l’Umanità, ciascuno di noi, le nostre esperienze di vita, che fanno l’esperienza della disillusione. Hanno deciso di seguire Gesù con grandi aspettative, ma quando lo vedono morire, probabilmente sono delusi e amareggiati. Il Vangelo dice che col volto triste ritornano indietro: dal punto di vista psicodinamico, regrediscono alla condizione precedente». Nel percorso si affianca loro un uomo: «Il Vangelo non dice che è Gesù che cammina con loro, ecco la prossimità, e li fa parlare e sfogare. Li ascolta e, nello stesso tempo, dialoga con loro a un livello sempre più profondo».

In un parallelismo con l’attualità, come interpretiamo questo? «Trovo in ciò una attualità grandissima tra bisogno di prossimità e di ascolto, di fare un pezzo di strada insieme. Ma la scena centrale, e che a noi riguarda, è quella in cui Gesù si siede a tavola con loro dopo aver camminato insieme, proprio perché si sono sentiti accolti. Gesù, non ancora svelato, fa come se volesse andare via ma è sera, la sera della vita, il momento in cui raccogliamo il frutto della esperienza della giornata. I due discepoli, toccati nel profondo, invitano il personaggio a restare. Entrano in una casa o locanda, la differenza non conta, e Gesù si siede a tavola, e qui c’è la familiarità, la quotidianità, l’intimità, e spezza il pane. Così compare per chi è ai loro occhi, nel gesto della condivisione e della comunione. Laddove la fraternità è riconosciuta e c’è la capacità anche di farsi cibo per l’altro. Questa può anche essere una lettura laica, il Signore è presente nella misura in cui ognuno di noi accoglie il suo messaggio, che non è una ideologia ma un gesto concreto di condivisione. Ecco che, spezzato il pane, i due aprono gli occhi e ritornano con uno spirito completamente rinnovato ad annunciare agli altri quello che hanno vissuto».

Don Francesco evidenzia, infine, che «questo è un racconto molto dinamico che parla all’uomo di oggi e dice quello che è il percorso per una rinascita, una conversione, per una maturità sia cristiana che umana. E i discepoli, ritornando a Gerusalemme, ripetono le parole del tema il tema del carro “non ci ardeva forse il cuore... ” e così via».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)