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La decisione
Piero Miolla
23 Luglio 2019
No al 5G nel territorio di Scanzano Jonico. Lo ha deciso il sindaco della ridente cittadina, Raffaello Ripoli, il quale ha reso un’ordinanza, la numero 93-19, con la quale ha vietato tanto la sperimentazione, quanto l’installazione della nuova tecnologia. Perché? Lo ha spiegato lo stesso primo cittadino. «Nella veste di ufficiale di Governo e massima autorità sanitaria locale ho emanato l’ordinanza essendoci evidenze scientifiche, meglio elencate nella ridetta ordinanza, dalle quali emerge il possibile pericolo socio-sanitario ed ambientale derivante dall’attivazione dello stesso. Fino a quando non ci saranno dati scientifici attendibili, certi e indipendenti da legami con l’industria che, ovviamente, per ragioni economiche ha tutto l’interesse a diffondere detto nuovo sistema, che escludano categoricamente conseguenze pericolose per la salute umana, in applicazione del principio di precauzione sancito dall’Unione Europea, il divieto del 5G permarrà sul territorio comunale».
Insomma, per Ripoli «la salute viene prima di tutto». Il principio di precauzione è stato, così, per la prima volta applicato in Basilicata in merito al 5G. Negli ultimi anni sono state numerose le associazioni che ne hanno chiesto l’applicazione in svariati casi, praticamente mai assecondate dai vari sindaci lucani. Ma, tornando a Ripoli, il primo cittadino di Scanzano Jonico ha voluto «ringraziare le associazioni ambientaliste Mediterraneo No Triv, Mamme Libere, Cova Contro, Medici per l’Ambiente Isde e No Scorie Trisaia, perché, grazie a un incontro tenutosi alcuni giorni addietro nella sede comunale, hanno saputo fornire dettagliate informazioni, utili ad aprire gli occhi sulla questione». Ma cosa è il cosiddetto 5G? Una piattaforma che apre nuove opportunità di sviluppo, essendo una tecnologia per reti mobili di quinta generazione abilitante per servizi innovativi, che, si dice, cambieranno profondamente il modo di vivere e di spostarsi dei cittadini o il modo stesso di produrre da parte delle imprese.
È una tecnologia in forte discontinuità con il passato, sia per quanto riguarda la velocità (20 Gigabit al secondo in download) che il tempo di latenza (4 millisecondi), con enormi potenzialità sul fronte dei servizi che potranno essere sviluppati e volano di crescita per il sistema produttivo. La nuova tecnologia, dicono coloro che sono favorevoli, potrà avere ambiti di applicazione molteplici, dall’Internet delle cose (IoT) con i suoi oggetti connessi alla sanità, all’energia (contatori e lampioni intelligenti), all’automotive, fino a Industry 4.0 (automazione industriale high tech al massimo livello). Insomma, dovrebbe trattarsi di una vera e propria rivoluzione che cambierà il modo di produrre, così come quello di navigare. La nuova tecnologia sarà disponibile ai più dal 2020: con la sperimentazione del 5G nelle città italiane si punta a riportare l’Italia nel gruppo di testa dei Paesi europei e a creare nuove opportunità nella tecnologia per reti mobili. Ripoli ne ha fatto anche una questione di privacy. «Leggiamo da più parti che con la nuova tecnologia aumenterebbe il controllo su tutti quanti noi. Sarebbero molteplici, infatti, i ripetitori necessari per implementare la tecnologia, con la conseguenza che la nostra privacy, già pesantemente messa in dubbio, ne risulterebbe ancor più violata».
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