Un’arma in più per la prevenzione degli incendi boschivi, si spera provvidenziale dopo che i primi devastanti roghi della stagione hanno già seminato danni e paura nel Salento. Nel nucleo carabinieri forestale di Maglie è stata infatti attivata una nuova base operativa per l’impiego di droni ad alta tecnologia, pensata per rafforzare il controllo del territorio nel periodo estivo, quando il rischio incendi raggiunge livelli critici. Un presidio strategico, baricentrico rispetto ai litorali ionico e adriatico, che ogni estate registrano disastri a causa di roghi spesso dolosi.
Dopo la paura per Torre Chianca, lunedì le fiamme hanno minacciato l’altra marina leccese, San Cataldo, già nell’estate del 2023 colpita da un maxi-incendio che residenti e villeggianti non possono dimenticare.
Il drone assegnato al reparto dei carabinieri di Maglie - uno dei primi in dotazione ai forestali pugliesi - è in grado di operare in condizioni estreme: può volare fino a 4.000 metri, resistere a temperature fino a 50°C e mantenere stabilità anche con vento sostenuto. Dotato di ottiche di precisione, sarà guidato da militari appositamente addestrati per il monitoraggio delle zone più sensibili del Salento, in particolare le pinete costiere, le aree di macchia mediterranea e le aree di interfaccia urbano-boschiva.
L’innovazione tecnologica, si diceva, arriva in un momento di forte allarme: solo pochi giorni fa, nel fine settimana, due vasti incendi hanno messo in ginocchio il territorio. Il primo, tra sabato e domenica, ha colpito la marina leccese di Torre Chianca e le paludi di Rauccio, interessando anche porzioni del Parco regionale e lambendo le abitazioni. L’intervento dei canadair e di due elicotteri ha scongiurato il peggio, ma i danni ambientali sono ingenti.
Secondo le prime indagini, condotte dagli stessi carabinieri forestali, il rogo sarebbe partito da un terreno incolto, dove probabilmente qualcuno ha appiccato il fuoco per “ripulire” l’area da erbacce e sterpaglie secche.
Il secondo incendio, esploso a Torre Pali e Pescoluse nel territorio di Salve, ha distrutto circa 100 ettari di macchia mediterranea, sfiorando alcune abitazioni e costringendo i residenti a misure precauzionali. Anche qui è stato necessario l’intervento aereo per arginare le fiamme, che avanzavano spinte dal vento.
Il Salento, dunque, è già entrato nella fase acuta dell’emergenza incendi. A Lecce, il Comune ha dichiarato lo stato di grave pericolosità e ha varato un’ordinanza urgente che vieta accensioni di fuochi, bruciature colturali e transito su strade sterrate, obbligando enti e privati a pulire i terreni da vegetazione secca e a mantenere fasce protettive libere da materiale infiammabile.
La nuova base droni di Maglie si inserisce proprio in questo quadro: non solo uno strumento repressivo, ma soprattutto preventivo. Le prime missioni di volo serviranno anche a documentare le aree colpite e supportare le indagini per identificare i responsabili. Solo nel litorale leccese, negli ultimi anni, i carabinieri forestali hanno denunciato sette persone per incendi dolosi.
«L’impiego del drone - rimarcano i carabinieri forestali - rappresenta un salto di qualità nel controllo capillare del territorio. Si potrà intervenire prima che le fiamme si propaghino, ma anche raccogliere prove fondamentali per risalire agli autori di gesti criminali che ogni anno compromettono l’ambiente, la sicurezza e il turismo locale».
L’obiettivo è chiaro: passare da un approccio emergenziale a uno strutturato, fondato su prevenzione, sorveglianza e sanzione. I roghi di Torre Chianca e Salve sono solo i primi campanelli d’allarme di una stagione che si annuncia complicata. Ma ora il Salento può contare su occhi elettronici pronti a scrutare dall’alto ogni fumo sospetto. In un territorio in cui il fuoco ha già consumato troppe bellezze naturali, la speranza è che la tecnologia, insieme al senso civico, possa fare finalmente la differenza.