BARI - È legittimo il «no» del Comune di Porto Cesareo alla realizzazione di un megaresort da 12 milioni a Porto Cesareo al posto di un albergo a tre stelle. Lo ha stabilito il Tar di Lecce, respingendo il ricorso presentato dalla Isola Beach Resort nei confronti del Comune (che non si è costituito), della Soprintendenza e della Regione.
L’Isola Beach Resort era finito al centro dell’inchiesta «Filo d’Arianna 2» con l’arresto dell’imprenditore Pierpaolo Panarese, in quanto ritenuto vicino al clan Politi. Una società del tutto estranea all’inchiesta giudiziaria, aveva presentato un Pirt (un Piano di interventi di recupero territoriale) che avrebbe consentito la trasformazione dell’hotel a tre stelle in resort extralusso. Una proposta bocciata dalla Soprintendenza e dalla Regione (difesa dall’avvocato Francesco Zizzari), che a dicembre 2023 ha visto la conclusione negativa della conferenza di servizi.
La proposta di investimento aveva ottenuto anche un finanziamento da 5,5 milioni della Regione nell’ambito del Pia Turismo. La società aveva ottenuto il comodato gratuito dell’immobile dell’hotel, e si proponeva di demolirlo e ricostruirlo con meno camere, più posti letto e attrezzature di lusso per una clientela esclusiva. In questo modo - secondo i progettisti - si sarebe anche ottenuta la sistemazione definitiva di una situazione di gravi irregolarità urbanistiche pre-esistenti.
Ma i giudici amministrativi (presidente Pasca, estensore Rossi) hanno respinto la richiesta di annullare il diniego al Pirt rilevando, da parte della Isola Bella, la «sostanziale mancata adozione di modifiche progettuali necessarie per superare i dissensi già espressi in sede di conferenza di servizi preliminare» e ritenendo non irragionevole il «no» espresso dalla Soprintendenza. La volumetria dell’immobile esistente, secondo i tecnici comunali, non sarebbe infatti sanabile attraverso il ricorso al Piano di interventi di recupero anche perché insiste in una zona costiera dove esistono vincoli paesaggistici non superabili.