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«Vedi alla voce Architettura», ad Acaya un incontro tra scrittura, arte e fotografia

 
Mauro Ciardo

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Mauro Ciardo

«Vedi alla voce Architettura», ad Acaya un incontro tra scrittura, arte e fotografia

Giorgio Vasta

Ospiti il fotografo iraniano Ramak Fazel e lo scrittore e sceneggiatore palermitano Giorgio Vasta

Giovedì 19 Settembre 2024, 09:02

ACAYA - Il castello di Acaya accoglie la rassegna «Vedi alla voce Architettura» ospitando il fotografo iraniano Ramak Fazel e lo scrittore e sceneggiatore palermitano Giorgio Vasta.

Relazioni e connessioni tra fotografia, architettura e scrittura saranno al centro dell’appuntamento promosso dall’Ordine degli architetti della provincia di Lecce, in programma oggi alle 15.45, organizzato con i patrocini di Provincia e Comune di Vernole.

Attesissimo l’incontro con Fazel, reduce dall’affascinante ricerca per immagini sulla vita delle architetture di Alvar Aalto nell’ambito della mostra «Aalto – Aino Alvar Elissa. La dimensione umana del progetto» ospitata al Maxxi di Roma fino al maggio scorso.

Dopo i saluti istituzionali del sindaco Mauro De Carlo e del presidente dell’ordine degli architetti Tommaso Marcucci, seguita dall’introduzione al tema a cura di Giorgia Maggiore, componente del gruppo cultura dell’ordine, spazio al dialogo in “sette chapters” tra Fazel e Vasta, che proprio alla relazione intima e a volte contraddittoria, vertiginosa o impossibile tra luoghi, scrittura, architetture e fotografia, hanno dedicato prima «Absolutely Nothing. Storie e sparizioni nei deserti americani (Quodlibet Humboldt)», un diario di viaggio nel paesaggio e nel linguaggio attraverso i deserti di California, New Mexico, Arizona, Nevada e Lousiana, e poi «Palermo. Un’autobiografia nella luce».

Quest’ultima opera è un’avventura nello spazio e nel tempo, che per Vasta equivale a una «resa dei conti con il passato, nella rara bellezza della lingua esatta. Un’autobiografia paradossale, sulle tracce di un’archeologia di memorie e visioni dove la fuga si dissolve in un’immagine nitidissima, irreale e struggente, in cui possiamo riconoscere la forma di ciò che per ciascuno di noi ha nome mancanza».

«Una città fatta di penombra – lo sguardo di Fazel - dove, nel bel mezzo di una sterpaglia, è possibile imbattersi in un dinosauro».

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