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Costas Varotsos torna a Lecce: «Recuperare l’attualità del mito di Prometeo»

 
Maria Agostinacchio

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Maria Agostinacchio

Costas Varotsos torna a Lecce: «Recuperare l’attualità del mito di Prometeo»

Da oggi l’artista greco torna a Lecce, al Museo Castromediano, con la mostra «Elpís. Prometeo o del sogno infranto di Europa»

Domenica 30 Giugno 2024, 16:51

L’artista greco Costas Varotsos torna a Lecce, al Museo Castromediano, con la mostra «Elpís. Prometeo o del sogno infranto di Europa» curata da Giusi Giaracuni e Luigi De Luca, unico progetto approvato in Puglia, grazie al Piano per l’Arte Contemporanea (PAC), del Ministero della Cultura. Varostos, nato ad Atene e formatosi tra Roma la Svizzera e New York ha realizzato opere celeberrime in Italia e all’estero utilizzando materiali quali vetro, ferro e pietra. Varostos ha partecipato alla Biennale di San Paolo, a Venezia e a Kassel, Ad Otranto si può ammirare l’opera L’Approdo. Opera all’Umanità Migrante che rielabora il relitto della motovedetta albanese Katër i Radës.

«Elpís. Prometeo o del sogno infranto di Europa» è la naturale prosecuzione della riflessione che Varotsos ha avviato collaborando alla scenografia del Prometeo di Eschilo con la regia di Stavros Tsakiris, in scena nel 2019 nel teatro di Epidauro. E al Museo Castromediano si parte proprio con Elpís - fuoco, l’elemento rubato agli dèi che prende forma sulla terra grazie a una lunghissima lancia rossa. «L’uomo contemporaneo ha perso il senso dell’attesa e la speranza ed è incapace persino di vedere il fuoco che Prometeo ha rubato a Giove per salvare l’umanità- afferma l’artista- Oggi è urgente recuperare il significato di quel fuoco e dare una forma visibile a Elpís».

In mostra due nuove installazioni site-specific, Prometeo, il dio/eroe realizzato con i frammenti del vetro, un materiale imponente e allo stesso tempo fragile, e opere della collezione privata dell’artista Globe, Europe, Labyrinth, Black Venus, Blows, Dialogue. Chiediamo all'artista se siamo tutti orfani di Prometeo. «Prometeo cerca di riportare gli uomini alla verità e ai valori basilari dell’esistenza umana - risponde Varotsos - ma il nostro mondo ha perduto il contatto con la dimensione reale, vive ormai al passato o al futuro e ha smarrito il senso del tempo presente. L’umanità si è trovata molto spesso in bilico ma adesso si avverte un vero sbilanciamento, dall’intelligenza artificiale alla destabilizzazione dell’Europa. Sembra che con l’IA stiamo perdendo la possibilità di scegliere ed è la prima volta che l’umanità affronta questo rischio. Non c’è una persona che può darci la luce e abbiamo bisogno di due cose: Prometeo e la centralità dell’uomo perchè Prometeo è l’uomo che sceglie».

Prometeo vuol dire «colui che riflette prima»; egli è dotato di un pensiero ricco e versatile. Nel proemio di Eschilo, Oceano lo invita a conoscere sé stesso. Riflessione, logos e consapevolezza sono i timoni necessari? «Bisogna ripartire - risponde l'artista greco - da sé stessi, dalla coscienza nello spazio e nel tempo per avere una visione critica della realtà. L’artista deve ritornare ad essere Prometeo, fornire una visione e non soluzione, dare strade per decodificare il presente».

Elpìs in greco è concetto ambivalente e indica sia la previsione di un male (paura o timore) che la previsione di un bene (la nostra speranza). Siamo in bilico? «Elpìs - risponde Costas Varotsos - nasce dalla disperazione, dalla tragedia. I segni sono molto bui e tutti noi siamo Prometeo in alto sulla rupe: possiamo guardare in basso o in alto. Al centro della mostra ho messo l’Uomo e tocca a noi cercare un nuovo umanesimo che ritorni al pensiero sintetico e non solo analitico, per riappropriarci dell’equilibrio spirituale dell’esistenza».

La mostra sarà aperta fino al 12 gennaio 2025.

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