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Lo Steinway & Sons su cui posò le dita Tito Schipa «Usignolo d’Italia»

 
TOTI BELLONE

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Lo Stainway & Sons su cui posò le dita Tito Schipa «Usignolo d’Italia»

Nel foyer del teatro Paisiello

Sabato 09 Dicembre 2023, 20:24

10 Dicembre 2023, 19:25

Proprio nascosto non è. Ma per ammirarlo, bisogna attendere che il Teatro in cui si trova, apra i portoni d’ingresso alle rappresentazioni ed ai concerti - sempre pochi - organizzati da privati ed Enti come la Camerata Musicale Salentina, che ogni anno in Primavera, offre agli appassionati di musica classica, i tradizionali «Apertivi in musica».

Il nostro nuovo «Tesoro Nascosto», è un prezioso pianoforte verticale del 1870, istoriato e dorato alla maniera barocca. Non un pianoforte qualsiasi, bensì lo Steinway & Sons in uso nientepopodimeno, che ad uno dei maggiori cantanti lirici che abbiano mai solcato le scene del mondo intero. Il tenore onore e vanto di Lecce, Tito Schipa, all’anagrafe Raffaele Attilio Amedeo Schipa, detto appunto Tito, da «titu», piccolo, nato il 27 dicembre del 1888 in una casetta dell’antico rione leccese de «Le Scause». Il bel pianoforte, spicca nell’elegante foyer del Paisiello, il Teatro di via Giuseppe Palmieri, nel cuore del borgo antico, ricostruito nel 1867 sulla vecchia struttura in legno del Teatro Nuovo San Giusto, e subito intitolato al musicista e compositore di Taranto, Giovanni Paisiello (1740-1816).

Acquistato dal Banco Ambrosiano Veneto, e su invito dell’Associazione «Amici della lirica», donato al Comune, sullo strumento restaurato nel 1996 dal compianto accordatore e riparatore professionista Gaetano Racanelli, negli Anni Cinquanta del secolo scorso, Schipa ha composto «Pianefforte ‘e notte», e probabilmente suonato, intonandole con la sua voce vellutata, le arie che lo hanno reso universalmente celebre, e che gli hanno valso, oltre all’appellativo di «usignolo d’Italia», anche la mai eguagliata definizione di «più grande tenore di grazia» della storia dell’Opera lirica. Da «Tosca» con cui si affermò a Napoli nel 1914, al trionfo a Chicago con «Rigoletto» nel 1919, passando per Madrid dove nel 1918 venne osannato in «Manon Lescaut».

Protetto da un cordone rosso assicurato a due colonnine in bronzo, a fare compagnia allo Steinway & Sons, utilizzato pure dal figlio Tito Schipa junior per comporre la rock opera «Orfeo 9», sono i due busti realizzati dallo scultore di Ruffano, Antonio Bortone (1844-1938). Il primo raffigura lo stesso Paisiello, il secondo un altro famoso musicista e compositore salentino, Leonardo Leo (Leonardo Ortensio Salvatore de Leo, San Vito dei Normanni 1694, Napoli 1744). Ai due, nel 2006, si è aggiunto quello dell’autore teatrale leccese Raffaele Protopapa (1907-1995). Con gli affreschi a tempera sulla volta dipinti dal napoletano Vincenzo Paliotti (1871-1894), e soprattutto con le splendide decorazioni in stucco dorato realizzate dai Maestri artigiani partenopei, la «bomboniera» (così il Paisiello è affettuosamente chiamato dai leccesi), è la location adatta per conservare il gioiello di Tito Schipa, spentosi a New York all’età di 77 anni. Ma la sua fruizione, anche e soprattutto per i turisti, dev’essere resa possibile ben oltre le aperture per rappresentazioni e concerti, così come la sua presenza dev’essere adeguatamente pubblicizzata, a cominciare dalla collocazione, sugli scalini dello stesso Teatro, di una plancia descrittiva del «Tesoro Nascosto» o quasi.

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